(Martyrdoom Productions, 2014)
1. Only Ashes Remain;
2. Promulgation Of The Fall;
3. Serpentskin;
4. Quintessence Maligned;
5. Immaculate Poison;
6. Nigredo;
7. Schisma;
8. From a Wretched Womb
I Dead Congregation non hanno certo bisogno di presentazioni: puntando sulla qualità, eccelsa, a discapito della quantità – il secondo album a distanza di sei anni dal primo -, hanno sempre lasciato parlare la propria musica senza proclami di sorta e con una resa live davvero impressionante. Con un debutto alle spalle, Graves Of The Archangels, ormai elevatosi a status di culto, il quartetto greco è chiamato alla non facile prova di dover bissare un disco che definire capolavoro sarebbe un eufemismo.
Promulgation Of The Fall non si discosta da quanto fatto in passato, ma ha un approccio molto più diretto e in-your-face (prendiamo come esempio “Subjugation”, “Hostis Humani Generis” o “Vanishing Faith” dal precedente album per tracciare un parallelo) di quanto ci aspettassimo. Così se il lato più liturgico e maestoso di Graves Of The Archangels va scomparendo, in Promulgation Of The Fall assistiamo a quaranta minuti di classico death metal tirato e senza pause – la titletrack è l’unico brano pacato del lotto – dove il lato più violento e becero dei Dead Congregation può trovare libero sfogo: la sequenza che inizia con “Serpentskin”, prosegue con “Quintessence Maligned”, “Immaculate Poison” (figlia prediletta dei migliori Morbid Angel) e che si conclude con “Nigredo”, il cui riff iniziale è da antologia, toglie il respiro. L’intensità e la vorticosità che si percepiscono ascoltando quest’ultimo parto sono le stesse che hanno sempre contraddistinto le uscite del gruppo (più che promettente era già l’ep Purifying Consecrated Ground, così come i Nuclear Winter), solamente che qui si esplicano in maniera ancora più viscerale e radicale rispetto al passato.
La band greca cambia leggermente pelle ma la sostanza non varia di una virgola: i Dead Congregation (le accuse a suo tempo rivoltegli di essere “soltanto” i figli degli Incantation vengono spazzate via al primo colpo di rullante) ritornano in piena salute e, anche se in questo caso non abbiamo fra le mani una “Teeth Into Red”, siamo ben felici di poter ascoltare una “Schisma” o la conclusiva “From a Wretched Womb”. Onestamente non si grida al miracolo sin da subito come successe per Graves Of The Archangels, ma, come per quest’ultimo, ci vorranno ben più di una ventina di ascolti per capirne l’effettiva portata.
8.0