Dopo 3 album smaccatamente metal-core (al ritmo di uno ogni 2 anni partendo dal 2002), seppur con influssi di death metal non troppo classico, giunge anche per I Dead To Fall il tempo di distaccarsi. Il metal-core sta morendo lentamente, percorrendo la scia che aveva lasciato il nu-metal all’inizio del nuovo millennio. E così i nostri si spostano in maniera abbastanza netta verso il death metal più moderno.
Strizzando perennemente un occhio alla nuova scuola melodica (ma solo a livello teorico) del nord Europa, ma mantenendo comunque alcuni ritmi stoppati tipici del metal-core (“Sleeping Bag” o “Major Reiger”) ed il cantato in sostante growling, confezionano un album in 10 tracce (più intro) per una quarantina di minuti di durata. Né mediocre, né lodevole, in quanto sofferente del male comune che appesta quasi tutti i gruppi: l’originalità.
Anche se, come al solito, tecnicamente ben suonato e con buoni spunti di tanto in tanto, assoli di chitarra e tempi dispari nella migliore tradizione Meshuggah (“Brainmelter”), il lavoro della band americana rimane comunque mancante del vero (ap)piglio che consentirebbe al disco di essere definito come un “grande album”. Mancante del pezzo coinvolgente dall’inizio alla fine, del riff che si ricorda durante la giornata, di un finale speciale, perfino del tratto di canzone che fa sfogare l’ascoltatore. Mancante del picco musicale, insomma.
Con un album del genere fra le mani si rimane perennemente indecisi, se sperare che sia un primo (mezzo) passo (falso) per un futuro di canzoni più collaudate e coinvolgenti, o se auspicarsi che tornino all’origine, con lavori che sapranno pure di già sentito, ma che rimangono comunque un buon passatempo di ascolto, anche se piuttosto disimpegnato. Rimandati.
Voto: 5
Consiglio anche: Meshuggah, Darkane