(Ungodly Ruins Productions, 2015)
1. Rex Mundi
2. Chastisement Of Innocence
3. Pillars Of An Inverted Creation
4. Dead Land Seasons
5. Apogee of a Collapsing Humanity
6. Freedom Indoctrination
7. World’s Zenith
8. Defective Perception
9. The Shapeless Almighty
10. Birth of a New Light
I Demiurgon non sono dei novellini, ed è bene precisarlo fin da subito: annoverando tra le proprie fila componenti di Unbirth e Darkend, la neonata entità modenese oltre che partire con una certa marcia in più sottintende una già approfondita conoscenza delle movimentate acque in cui muoversi, proponendo un debut album che effettivamente di “debuttante” ha ben poco.
Ciò che emerge da una ugualmente più o meno attenta analisi di Above The Unworthy è una generale sensazione di freschezza, i cui principi moventi sono da ricercare nella squisitamente minuziosa cura riposta nel songwriting ed in un impatto complessivo conseguito magistralmente che non viene mai a scemare una volta trovato l’equilibrio ideale. Questo grazie anche e soprattutto alla quantomai azzeccata decisione di fare della tecnica strumentale più mezzo che fine, ponendola al servizio di un lavoro strutturale decisamente ispirato: una solidissima saldezza dell’insieme (nel piccolo e non) che va a ricordare nientemeno che le costruzioni serrate dei Nile di Karl Sanders come dei grandi Hate Eternal, costituita più nello specifico da una coppia drumming/riffing che nulla ha da invidiare ai migliori Decapitated, avvalendosi al contempo di melodie à la Beheaded e di quei passaggi volutamente memorabili ormai divenuti marchio di fabbrica di Hour of Penance e Hideous Divinity. Allo stesso tempo, però, i Demiurgon (ad ennesima prova di una personalità fin dal principio ben imposta) operano un affinamento delle influenze diretto meno a riproporre quanto più ad evolvere e sviluppare in chiave personale, raggiungendo picchi d’originalità espressiva davvero inaspettati.
Tra groove incalzanti e break assassini sormontati da una declamazione in growl feroce quanto incisiva si guarda ad un prodotto finale dall’elevata intensità, incredibilmente teso nel complesso e forte dell’onorevole pregio di essere assestato su un minutaggio ragionevole, prese in considerazione ambo la rapidità dei pezzi e la violenza con la quale vengono consegnati direttamente all’ascoltatore. Above The Unworthy non annoia né tergiversa, colpisce; e lo fa con una determinazione che merita di essere menzionata, pur non rivoluzionando alcunché od imponendosi come nuovo punto di riferimento per la scena italiana e non a venire. Manco a dirlo, il lavoro di produzione a cura della mecca del mixing/mastering in territorio nostrano, i 16th Cellar Studios di Stefano Morabito degli Eyeconoclast, non fa che elevare quanto detto all’ennesima potenza ed imporsi come valore aggiunto.
Above The Unworthy è un disco imponente e d’impatto sicuro, costruito con indubbia intelligenza (cosa, di questi tempi, non scontata) ed ennesima conferma della pulsante vitalità della regione italiana al confronto dell’intero panorama internazionale. Da non perdere.
8.0