(Hell Vianeo Records, Here & Now Records, Teresina Autoproduzioni; 2013)
1. Salvation
2. Chinaski Postal Academy
3. Medusa
4. Raphael Suicide
5. Envy of Death
6. Conspiracy of Mediocrity
Nell’intervista natalizia a Matteo Guerra, il responsabile della Grindpromotion, s’era accennato a quanto attiva e florida fosse la scena estrema padovana, sia sul fronte delle band operanti, sia su quello dell’organizzazione dei live: in quell’occasione, infatti, il buon Matteo aveva affermato che il merito di questo continuo formicolio di fast music a Padova e dintorni era dovuto al lavoro sotterraneo di gente come Sica dei grinders Sposa in Alto Mare e di Mirco (ex-Antisexy), attualmente voce degli Eat You Alive.
Bene: il 2013 è arrivato e proprio il sopraccitato Mirco, tutt’altro che stufo di sfogare la propria vena rough, short and fast, sfodera, complice la partecipazione della sua etichetta personale – la Here & Now Records – un nuovo progetto, i Double Me, il quale, considerando la presenza di membri o ex-membri di Fuser, xPusx, Pastene Soppaltate, si può considerare una sorta di all star band de la créme de la créme del fastcore/powerviolence italico. Di fronte a queste premesse, dunque, qualunque entusiasta ed estimatore di tali sonorità – gente, se non li conoscete, ascoltateveli, i Fuser: vi parrà di sentire i primi Negazione in salsa thrashcore! Per non riprendere a tessere ennesime odi di quelli che furono gli Antisexy…! – non potrà che avere una qualche eiaculazione precoce, ma, mai come ora, meglio gustarsi i preliminari, prima di combinare troppi guai, quando sarà tempo di venire (ah-ah!) al dunque.
L’omonimo dischetto d’esordio dei Double Me, giusto per stare in tema di prestazioni a breve durata, presenta sei pezzi in meno di tre minuti e mezzo: powerviolence attitude at its finest nelle intenzioni; purtroppo, il risultato generale lascia piuttosto a bocca asciutta. I nostri, infatti, presi da un’incredibile venerazione per una delle band più rivoluzionarie della seconda generazione powerviolence, i seminali Charles Bronson – e come biasimarli, d’altronde? –, cercano di calcare i passi della band americana, addirittura nella scelta dei suoni, talora, fin troppo sporchi anche per il target musicale presentato (un conto era il primo demo di quattro quindicenni dell’Illinois che provavano nel garage a metà anni Novanta; un conto è il primo demo di quattro over-20 con una certa esperienza alle spalle, sia su disco, sia live, nel 2013), nonché nelle soluzioni adottate. A volte la soluzione porta buoni frutti, come in “Envy of Death”, song niente male, nella quale emerge, nei suoi continui schizofrenici cambi di tempo in neanche cinquanta secondi, anche l’anima Antisexy; in tutti gli altri casi, purtroppo, il riffing e le idee compositive paiono fin eccessivamente derivativi, se non, addirittura, scontati – la opener “Salvation”, se ci fosse un Lee Dorian dei bei tempi andati alla voce, parrebbe provenire da un b-side inutile e spompo di Scum (e lo dico da fan totale dei primi due dischi dei Napalm Death!).
Se proprio non riuscite a vivere senza palate di ‘ignoranza-core’, tupa-tupa e blastbeats incerti dal sapore ‘charlesbronsoniano’, strilli e radi grooves che eran già vecchi ai tempi di Speak English or Die, questo è il disco che fa per voi; onestamente, da un ensemble così rodato e ricco di talento pare lecito aspettarsi di più. Rimandati alla prossima prova. Con una lacrimuccia da fan del genere e delle band coinvolte nel progetto a fare da contorno e, magari, da incoraggiamento.
5.5