(Peaceville Records 2015)
1. And My Father Left Forever
2. To Shiver In Empty Halls
3. A Cold New Curse
4. Feel The Misery
5. A Thorn Of Wisdom
6. I Celebrate Your Skin
7. I Almost Loved You
8. Within A Sleeping Forest
Sono passati più di vent’anni da quando la triade Paradise Lost / My Dying Bride / Anathema concepirono il doom/gothic creando alcuni capolavori del genere che, oggi come allora, nel tempo hanno indottrinato numerose band che si accingevano a suonare il genere citato. Oggi gli inglesi si presentano con Feel The Misery, tredicesimo capitolo della loro incredibile carriera, facendoci capire che nulla è cambiato nel loro sound: non ci sono sperimentazioni, niente divagazioni o azzardi, qui dentro c’è quello che hanno sempre saputo fare: doom possente e disperato con atmosfere drammatiche e intense, nelle quali la calda, personale e avvolgente voce di Aaron Stainthorpe funge come al solito da valore aggiunto e da strumento in sé.
Bisogna innanzitutto registrare il rientro dello storico chitarrista Calvin Robertshaw, per quanto questo ritorno non sia fonte di chissà quale cambiamento: le chitarre continuano, e forse non hanno mai smesso di farlo, a piangere, alternando i passaggi più veloci e colossali a quelli solenni e potenti, arricchiti in alcuni brani da archi, pianoforte e tastiere. Dietro alle pelli, a condurre con l’usuale passo cadenzato e lento, percepiamo un ottimo lavoro, soprattutto nei momenti più compassati, nei quali il drumming funge da cornice ai disperati e commuoventi quadri, privi di colori, che dipinge il resto della band. Appare, altro elemento ricorrente, un ottimo violino, che pur non essendo suonato dallo storico Martin Powell non delude, anzi: nel brano “Fell The Misery” il suo suono malinconico e addolorato risulta veramente toccante.
La band è in forma ed è inattaccabile su tutto ciò che fino ad ora ha partorito (a parte l’inaspettato e discusso 34,788%… Complete del 1998 ed il recente album sinfonico Evinta). Siamo lontani dai loro capolavori targati anni Novanta, ma la Sposa Morente continua a piangere come allora anche in questo tredicesimo album: continua a farlo soffrendo e non riuscendo mai a morire davvero.
7.5