(Seasons Of Mist, 2011)
1. Abandonment;
2. Loss of Will;
3. Cipher;
4. Non Being;
5. Aberration;
6. Disconsolate;
7. A Torrent of Ills
Pochi gruppi possono vantare una carriera come quella degli inglesi Esoteric, costellata di uscite che descrivere ottime sembra essere un eufemismo. In quasi vent’anni di carriera le redini sono state tenute dal solo Greg Chandler, unico membro presente sin dagli esordi, che ha saputo, nonostante i continui cambi di formazione, mantenere gli standard tremendamente alti; l’ultimo in ordine cronologico è The Maniacal Vale uscito tre anni fa, forse il punto massimo raggiunto finora, ma si potrebbero citare tranquillamente anche alcuni dei precedenti album come The Pernicious Enigma o ancora Subconscious Dissolution Into The Continuum per far capire come questo gruppo abbia tenuto in pugno per anni lo scettro del funeral doom.
Dovessi parlare di questa uscita con un amico, probabilmente gli direi in modo molto schietto: “Esoteric, nulla più nulla meno”, ma in questa sede sarà meglio approfondire la questione. Chi già conosce le coordinate degli inglesi, sa già cosa attendersi: un funeral doom lancinante, corposissimo e straziante, su cui domina il cantato del già citato Greg Chandler, coadiuvato da musicisti sempre all’altezza e suoni perfetti. Ovviamente, trattandosi di questo genere, non si può pretendere che un album duri una mezz’ora e che sia diretto e di semplice ascolto, difatti ci troviamo davanti ad un monumento che supera l’ora e mezza di durata e che pone, nella seconda parte, proprio i brani più lunghi di questa uscita (come già era avvenuto per The Maniacal Vale). Nonostante sia uscito in formato doppio cd, non ci sono cali di tensione; durante l’ascolto il tempo sembra diventare una dimensione aliena di cui noi non facciamo parte, il senso di estraniazione che crea Paragon Of Dissonance è davvero uno dei punti di forza, da cui si riesce ad apprezzare a pieno il disco. Poco prima dell’uscita ufficiale era stata resa disponibile una delle canzoni migliori del lotto “Cipher”: l’incredibile lavoro dietro alle partiture di chitarra (sempre in primo piano e con arpeggi/passaggi invidiabili) non fa altro che risaltare ancora di più la natura degli Esoteric, che verso metà del brano esplode in tutta la sua carica emotiva e struggente. La penultima “Disconsolate” sposta leggermente più in alto il picco prima raggiunto, sfoderando alcuni parti in growl davvero al limite del cavernoso e una cavalcata a base di doppio pedale con tanto di successivi passaggi dal chiaro sapore death metal (anche se non palesi con in “Beneath This Face” o “Caucus Of Mind”) che impreziosiscono e vivacizzano una struttura già di per sé ottimamente costruita. Come non citare poi “Non Being”? Dopo un inizio che vagamente ricorda “Circle”, tutto sembra trasferirsi in iperuranio irraggiungibile, dando l’illusione che questo brano sia meno pesante e soffocante dei precedenti. Illusione che si rivela per ciò che è, scoprendo al suo interno una delle canzoni più lente e strazianti di tutto l’album.
Esoteric: dovrebbe bastare il nome per sapere in partenza di trovarsi di fronte ad un ottimo disco, ma qui si va decisamente oltre. L’etichetta funeral doom sembra iniziare a stare stretta per il gruppo inglese, anche se le caratteristiche ci sono ancora tutte. Fatto sta che ancora una volta loro si rivelano i migliori, ancora una volta hanno centrato quello che probabilmente sarà il miglior album dell’anno (superando, in campo doom, anche i Ramesses); l’unica cosa che rimane da fare è immergersi in Paragon Of Dissonance, tutto il resto non conta.
9