(Napalm Records, 2011)
1. Intro
2. Where his Ravens Fly
3. Time Between Dog and Wolf
4. Tanfana
5. Runes Shall You Know
6. In Flames
7. Sunnavend
8. Asaland (bonus track)
Tra le realtà più longeve nel campo del viking metal troviamo sicuramente i Falkenbach, one man band creata da Markus Tummers (meglio conosciuto tra i metallers di tutto il mondo con lo pseudonimo Vratyas Vakyas) nell’ormai lontano 1989 a Düsseldorf, Germania.
Provenendo da un background orientato verso un sound puramente black, come la maggior parte delle band viking/folk sorte nei primi anni ‘90, i Falkenbach hanno maturato negli anni un proprio stile divenendo ormai un pozzo di idee e spunti per band più giovani (si pensi ai primi Ensiferum o Eluveitie).
Il progetto di Vratyas Vakyas ha quindi acquistato un vero e proprio seguito, divenendo a tutti gli effetti un vero e proprio gruppo di culto, forse quello che più rappresenta lo spirito del viking metal così come concepito alle origini.
Partiamo già dicendo che Tiurida è un album distinto, fedele al sound “inventato” dalla band, equilibrato, ottimamente suonato e soprattutto godibile.
La grande atmosfera che si respira, a metà tra la solenne ma misurata epicità bathoriana e lo spirito più popolare e accattivante del folklore nordico, è sicuramente tra i suoi punti forti.
Ne è prova l’opener “Where his Ravens Fly”, moderato mid tempo cantato interamente in clean vocals sopra una struttura decisamente semplice ma coinvolgente.
L’altra faccia dello spirito Falkenbach è avvertibile già dalla traccia seguente, la bellissima “Time Between Dog and Wolf”, dove lo screaming tagliente di Vakyas unito ad un grandioso gusto melodico rende il brano struggente e malinconico, lontano dalla goliardia pacchiana con cui ci abitua il folk di ultima guardia.
“Runes Shall You Know” è un’ulteriore prova di quanto già detto: con il suo refrain arioso e catchy riesce a mantenersi comunque lontano anni luce dall’esasperazione melodica, forse più una trappola che un asso nella manica; è proprio questo il filo conduttore che mantiene i Falkenbach saldi alle proprie radici black metal (o pagan, se vogliamo).
Altri episodi degni di menzione sono sicuramente “Sunnavend”, rielaborazione abbastanza celata del celebre brano popolare “Greensleeves” (di origini sicuramente anteriori al diciassettesimo secolo, rielaborata centinaia di volte, perfino dal grande saxofonista John Coltrane) oppure la danza strumentale “Tanfana”, di grande respiro melodico.
In conclusione ci troviamo di fronte ad un album che farà felici i fan della prima ora di questa grandissima creatura chiamata Falkenbach, ma sicuramente sarà in grado di accattivarsi qualche giovane curioso di avvicinarsi al mondo del metal estremo.
Voto: 8.