(Century Media, 2008)
Sono attivi da parecchi anni, ma non hanno ancora conquistato una grande notorietà nella scena metalcore europea, e certamente non lo faranno ora, visto che con Isolation hanno abbandonato con gran classe la suddetta scena.
Per chi non li conoscesse, i Fear My Thoughts sono nati a Friburgo nel 1998 come una delle tante formazioni tedesche che fondono melodic death metal di scuola svedese con l’hardcore. Dopo essersi ritagliato un piccolo posto nell’underground europeo con il loro terzo full-length The Great Collapse, i teutonici sono giunti, attraverso il buon Hell Sweet Hell, al debutto su Century Media, quell’ottimo Vulcanus che nel 2007 gli fece fare “il salto di qualità”; ma il loro stile particolare, con aperture chitarristiche magari non “progressive”, ma che sicuramente denotavano una preparazione tecnica sopra la media, non piacquero tanto ai metalcore-fans più oltranzisti, ed evidentemente nemmeno al loro ex cantante Mathias Von Ockl, che lasciò il gruppo. Quale occasione migliore per cambiare totalmente genere?
L’entrata di Martin Fisher, vocalist nettamente più dotato (e meno aggressivo del suo predecessore, a dirla tutta), permette così ai Fear My Thoughts di sfoggiare appieno le proprie abilità compositive, per un risultato non ancora definitivo, ma che ci regala un album sicuramente buono, anche se di transizione; non abbiamo sicuramente tra le mani il connubio tra Pink Floyd e Stayer che veniva sbandierato dai comunicati precedenti alla pubblicazione, mettiamolo in chiaro.
Dopo una breve intro, parte “The Blind Walk Over The Edge”, e il messaggio è subito chiaro: “noi non suoniamo metalcore”. Sicuramente questo primo brano porterà molti metalcore kids a storcere il naso e buttar il cd fuori dalla finestra, ma se così sarà, peggio per loro: se infatti “The Hunted” e “Numbered By The Beast”, forse i pezzi più aggressivi dell’album, non convincono, il bello deve ancora venire. “Bound And Weakened”, orecchiabile e ben costruita, scorre velocemente e piacevolmente per lasciar spazio a “Through The Eyes Of God” e “Death Chamber”, due splendide dimostrazioni di classe più progressive che altro, entrambe più lunghe di sei minuti ma mai noiose o stancanti. E infine, i tre brani finali (escludendo la discreta bonus track): l’aggressiva “Pitch Black”, la cupa “Creeping Lord” e l’evocativa “Burning The Lamb / The Sacrifice”, chiudono degnamente questa prova di abilità dei Fear My Thoughts. Da segnalare anche l’ottima prodozione, a cura di Patrick Hagmann negli Swampsound Studios (non a caso studi più orientati verso la registrazione di materiale rock piuttosto che metal); molto suggestivo e curato anche l’artwork, che conferma la raffinatezza di quest’opera.
Disco di passaggio dunque, che lascia presagire grandi cose per il futuro; saremmo tentati di assegnargli un sette e mezzo, ma arrotondiamolo ad un 7 per ora, sperando che il prossimo album raggiunga quell’otto pieno che si meriterebbero questi ragazzi. Ascoltateli più volte, assimilateli, e godeteveli.
7.0