(Code666 Records, 2013)
1. Consequence
2. Hands Of Dust
3. Spectre
4. Reflections
5. Wolf Sun
6. The Black Sun
7. Walking The Crowpath
8. Epilogue
Bisogna dire, a difesa dei Fen, che questa miscela di black atmosferico e post rock tanto in voga oggigiorno è sempre stata alla base della loro proposta. Lungi da noi definirli pionieri o precursori, ma effettivamente già nell’esordio sulla lunga distanza, risalente a quasi quattro anni fa, si sentivano molti degli elementi presenti in questo nuovo Dustwalker. Ora, nel 2013, sicuramente i Fen risentiranno positivamente della grande attenzione che sta avendo questa sorta di “genere”, ma alla fine non risultano così ruffiani come era lecito temere.
Sono abbastanza evidenti gli sforzi fatti dalla band inglese per scrollarsi di dosso etichette come “fratelli minori degli Agalloch” o “il solito gruppo post black metal” (che, viste le parole usate, delle due è la peggiore). Certo, è facile cogliere certe strizzate d’occhio ai sempre più numerosi fan degli Alcest, alcuni passaggi possono rimandare soprattutto a Écailles de Lune, ma a conti fatti Dustwalker convince e coinvolge molto più di Les Voyages De L’Âme, a suo tempo pure sopravvalutato (mea culpa). Risulta soprattutto più genuino, e anche le soluzioni più tendenti allo shoegaze e, volendo, a certa new wave britannica si offrono a paragoni “nobili” con Amesoeurs e Klimt 1918 (se si tolgono le screaming vocals, sempre molto presenti). Stupiscono invece alcuni accenni ad un prog rock letto “in chiave Enslaved”: non ci si avvicina neanche lontanamente ai capolavori della band norvegese e neanche ai Nachtmystium, per intenderci, ma sembra che siano davvero molteplici le strade che i Fen potrebbero intraprendere per evolvere ulteriormente la propria musica.
Nonostante i tanti nomi fatti finora, tuttavia, Dustwalker non è un lavoro fatto di copia-incolla: i riferimenti dati in queste righe sono soprattutto diretti chi ancora non conosce i Fen, un gruppo che in molti oggigiorno potrebbero apprezzare ma che inevitabilmente in questi anni sono sempre rimasti “in seconda fila”. Forse non diventeranno mai un vero punto di riferimento, ma per ora viene da puntare più su di loro per il futuro piuttosto che su nomi più “blasonati”. Alla fine Dustwalker è un dischetto che si lascia ascoltare bene, e se in certi momenti fosse meno prolisso (un’ora non è una durata eccessiva di base, ma in questo caso ogni tanto l’attenzione cala) non avremmo problemi a dargli pure quel mezzo voto in più che per molti sarebbe anche giusto. Per ora meglio non esagerare, ma probabilmente quando uscirà un nuovo album a nome Fen non saremo sospettosi come lo siamo stati questa volta.
7.0