Senza dubbio, il Full Of Hate 2012 è il tour perfetto per gli amanti del death metal. Magari non è adatto ai palati più fini, ma chi ha fatto di questa musica uno degli elementi principali della propria crescita musicale non può non essere stuzzicato da un tour del genere. Anche se non siete per niente fan dei Behemoth (come il sottoscritto), non potete restare indifferenti davanti ad una loro scenografica esibizione. Come non potete non pensare “sto vedendo un pezzo di storia!” mentre guardate il live show dei Cannibal Corpse. Il Full of Hate è stato un successo, anche dal punto di vista del pubblico (non era scontato, essendo un martedì sera). E pazienza se buona parte del pubblico rappresenta il classico stereotipo del “metallaro che va a vedere giusto due-tre concerti l’anno”. Noi, piuttosto che lamentarci di ciò, preferiamo sorridere della Volvo e della Mercedes parcheggiate davanti all’ingresso dell’Estragon di Bologna contenenti malinconici padri in attesa dei giovani figli, consapevoli che alla fine anche questi “concerti per le masse” fanno bene alla musica che amiamo, anche più dei piccoli eventi di maggior qualità che richiamano al massimo cento persone. Amen.
Live Report a cura di Ico & Dave
Cannibal Corpse + Behemot + Legion Of The Damned + Misery Index
Estragon, Bologna
21 / 02 / 2012
MISERY INDEX – a cura di Ico
Ci rendiamo conto che magari solo un decimo dei presenti all’Estragon sia d’accordo con noi, ma i Misery Index son sicuramente il miglior gruppo del bill di questo Full of Hate. E purtroppo, a causa degli indecenti ritardi dei mezzi di trasporto pubblici bolognesi, quando entriamo stanno già suonando.. E sono le sette e quaranta! Davvero assurdo che una band così debba suonare per solo mezz’ora, ad un orario da aperitivo, prima dei pessimi Legion Of The Damned. Per fortuna, abbiamo già avuto modo di vedere i Misery Index in live set più che dignitosi, uscendo dai loro concerti sempre esaltati; ma lo show di stasera ha comunque notevoli punti d’interesse, perché appena entrati nel locale avremmo stentato a riconoscere la band se non fosse stato per l’enorme telone dietro. Che non ci sia più Sparky è cosa nota: quello che ci ha sorpresi, è che il chitarrista che ha preso il suo posto, Darin Morris, sia diventato sia il cantante principale della band, sia di conseguenza il frontman, posizionato al centro del palco, mentre al grande Jason Netherton (che da sempre è l’anima stessa dei Misery Index) spetta un angolino al pari di Mark Kloeppel, e le backing vocals che un tempo erano compito di quest’ultimo. Sui pezzi più vecchi, quelli del magnifico Traitors soprattutto, la sua voce si fa sentire maggiormente, ma, essendo la scaletta composta principalmente da pezzi dell’ultimo Heirs To Thievery, abbiamo in generale sentito la mancanza della voce personale, graffiante e dal piglio quasi “hardcore” del buon Jason, nonostante Morris sia decisamente un ottimo cantante, dotato di un growl perfetto, ma che forse snatura un po’ lo spirito della band. La chiusura (ovviamente, affidata all’anthem “Traitors”) ci lascia inaspettatamente con l’amaro in bocca: abbiamo bisogno di più tempo per valutare questi “nuovi” Misery Index… Dunque abbiamo un motivo in più per vederli nuovamente alla prossima calata italiana. Come se ce ne fosse bisogno.
LEGION OF THE DAMNED – a cura di Ico
Perché? Perché? Perché un banalissimo gruppo thrash/death deve suonare appena prima di Behemoth e Cannibal Corpse? E’ forse stato pensato apposta quest’ordine per far si che gli amanti del death metal avessero il tempo per prendersi una piadina fuori dal locale? Noi davvero non troviamo altra spiegazione. A parte gli scherzi, è davvero difficile per noi trovare qualcosa di buono nello show dei Legion Of The Damned. Su disco non ci hanno mai impressionato: un thrash/death banale e derivativo, che prende il peggio da entrambi i generi di cui dovrebbe essere la fusione. Pensavamo però che dal vivo la band potesse avere una carica particolare, che puntasse tutto sulle esibizioni live per farsi conoscere ai più. E invece, il live set degli olandesi si rivela noioso, senza picchi d’attenzione e poco esaltante: non abbiamo parlato con nessuno che ci dicesse che gli erano piaciuti i Legion Of The Damned. Forse la band avrà guadagnato qualche fan tra i ragazzi nelle prime file, ma noi dopo un paio di pezzi preferiamo comprare dei dischi e, verso la fine della mezz’ora a loro disposizione, andare a metterci in fila per la suddetta piadina.
BEHEMOTH – a cura di Dave
Ci troviamo poco fuori dall’Estragon intenti a fumarci una bella sigaretta tra un’esibizione e l’altra, quando un boato del pubblico squarcia il “silenzio” che fino a pochi attimi prima regnava sovrano: i Behemoth stanno per salire sul palco! Dobbiamo sbrigarci, non vogliamo certo perderci l’entrata di Nergal e soci sul palco, soprattutto dopo un’attesa così lunga, dettata dalla lotta del leader della band polacca contro la leucemia, ed il conseguente stop forzato da ogni attività musicale. Luci spente, il batterista Inferno è già seduto dietro al suo drumkit, Seth (chitarra) ed Orion (basso) fanno la loro apparizione e subito dopo giunge anche Nergal (voce/chitarra), accolto con eccitazione dal pubblico che si esalta subito all’attacco di “Ov Fire and the Void”. La performance dei Behemoth scorre impeccabile nell’esecuzione: la band non sbaglia un colpo, con Inferno che fa il diavolo a quattro alle pelli, anche se la batteria pecca leggermente nell’equalizzazione e la voce di Nergal risulta un po’ fiacca. Ce lo aspettavamo dopotutto: due anni di assenza dai palchi non sono pochi, ed il vocalist della band deve ancora rodarsi alla perfezione per un tour come il Full of Hate 2012. Anche il resto della band sembra soffrire di una lieve forma di “malattia d’astinenza dai palchi”, ma ciò non è sufficiente a minare la qualità esecutiva e l’esito della performance del combo polacco, in grado di sfornare comunque uno show maiuscolo mettendo cuore ed anima in quello che fa. La band snocciola un brano dopo l’altro, pescando dal repertorio del passato l’inaspettata “Moonspel Rites”, e brani più recenti come “Decade of Therion” (Satanica, 1999) e gli inossidabili pezzi da novanta come “Conquer All”, “At the Left Hand ov God” e “Slave Shall Serve”, “23, The Youth Manifesto” e “Demigod” introdotta dal leader della band con un bestemmione di quelli che non si dimenticano. La band si ritira dietro alle quinte ben due volte, alla prima ripresa Nergal indossa una corona di spine, mentre nella seconda ripresa veste la sua tipica maschera diabolica (come quella sfoderata nel video di “Ov Fire and the Void”), e capiamo che è il momento della fine dei giochi con l’attacco di “Lucifer”, con la quale le atmosfere mefistofeliche della musica della band raggiungono il picco massimo in un climax di odio e diabolicità e, sebbene non capiamo assolutamente nulla del testo recitato in lingua polacca, siamo letteralmente trasportati dalla marzialità del pezzo. Uno show spettacolare, grazie al carisma di una band ormai affermatissima e ad un comparto scenico di primo ordine. In attesa di rivedere in azione i Behemoth nello stesso stato di grazia in cui si trovavano prima della malattia di Nergal, ci riteniamo comunque pienamente soddisfatti.
CANNIBAL CORPSE – a cura di Dave
Chi ha visto almeno una volta i Cannibal Corpse in sede live sa bene cosa aspettarsi da un loro show. I padrini indiscussi del brutal-death metal nel corso degli anni ci hanno abituati a performance incendiarie e monolitiche proponendo, come con le produzioni in studio, ogni volta la stessa solfa. Non stiamo criticando i ragazzoni di Buffalo: nonostante il loro stile sia rimasto pressoché immutato nel corso degli anni (tanto da farci domandare come facciano a trovare continuamente l’ispirazione per comporre nuovo materiale, in modo costante, mantenendo uno standard qualitativo elevato), e le loro esibizioni siano trite e ri-trite dal punto di vista scenografico i “cannibali” non peccano mai in efficacia. Questo è il loro punto di forza, questo è il motivo del loro fan-base così affollato ed accanito, ed è anche il motivo per cui hanno ancora qualcosa da dire usando lo stesso linguaggio dopo tanti anni. Assistere a diversi show del combo statunitense è come vedere tante volte quel film che, anche se conosciamo a memoria le battute e le scene, sa emozionarci sempre. Quindi cosa dire che non sia già stato detto? Potremmo parlare dei suoni (i migliori della serata), ultra-pompati e granitici, e di come sia bello vedere George “Corpsegrinder” Fisher ruotare il collo a velocità disumane negli stacchi strumentali dei brani, e di come la sua voce non subisca cali durante uno show così “tirato”. Potremmo altrimenti parlare di come la coppia d’asce ed il basso di Webster creino un muro sonoro imponente e dalla precisione chirurgica, mentre Paul Mazurkiewicz (non altrettanto preciso) con le sue metriche tutte “tupa-tupa” e blast-beat faccia il suo sporco lavoro di batterista; in ogni caso, finiremmo per dire le stesse cose che qualcun altro ha già detto.
Soundcheck e via, si parte con “Evisceration Plague”, mid-tempo polentone dal groove malato (tratto dall’omonimo album del 2009) ed il pubblico è subito in visibilio. Coloro i quali non hanno mai visto i Cannibal Corpse dal vivo si aspettavano un inizio al fulmicotone con una rasoiata ultra-veloce, invece il quartetto di Buffalo attacca lentamente come un Panzer che deve prendere la rincorsa prima di scagliare sull’obiettivo tutta la sua potenza (anche perché, come spiegatoci da un esperto del settore, partire con un brano lento consente di apportare le ultime migliorie ai suoni). Ogni brano è accolto dal pubblico con esultanza, sia che si tratti di evergreen come “I cum Blood”, “Hammer Smashed Face” e “Sentenced to Burn”, sia che si tratti di brani non ancora troppo collaudati in sede live come “Scourge of Iron” e “Demented Aggression”, entrambe tratte dall’imminente Torture, la cui release è prevista nel mese di marzo. Cos’altro aggiungere dunque? Finché questi ragazzoni, nella loro immobilità on-stage, continueranno ad impartire lezioni di metal mandando tutti a casa non avremo mai nulla da criticare. Dannatamente efficaci!