(Crucial Blast Records, 2011)
1. Hic Est enim Calix Sanguinis Mei
2. Human Skin for the Messengers Robe;
3. Urine Soaked Neophytes;
4. Tod, wo ist dein Licht;
5. Fallen Deities Bathing in Gall;
6. Bonedust on Dead Genitals;
7. The Storming Heavens as a Father to all Broken Bodies;
8. Per Flagellum Sanguemque, Tenebras Veneramus
Negli ultimi due anni la quantità di progetti e pubblicazioni dell’olandese Mories è decisamente aumentata (si pensi a Seirom, Aderlating o The Magia Veterum), ma il suo progetto principale rimane sempre Gnaw Their Tongues. Per quanto l’ascolto possa sembrare ostico, vi sono espressi nuovi approcci ed influenze riscontrabili ascoltando attentamente la sua produzione. Fra vari eps e splits, il meglio delle sue uscite si rivela negli album: se in An Epiphanic Vomiting Of Blood e All The Dread Magnificence Of Perversity (titoli già abbastanza esplicativi) era una fusione di noise, black metal, follia e sperimentazione a farla da padrone, nel successivo L’Arrivèe De La Terne Mort Triomphante sposta leggermente le coordinate andando a perdere leggermente l’elemento noise in favore di orchestrazioni e cori che rispecchiano a pieno il tema del disco.
Ad un anno di distanza il folle olandese ritorna fra noi con anche questo progetto e lo fa in maniera totalmente spiazzante e annichilente. Se il precedente disco era un omaggio vero e proprio alla morte (sentire “Le Chant De La Mort” per credere), in Per Flagellum Sanguemque, Tenebras Veneramus il tema diventa, come si capisce dal titolo, la venerazione delle tenebre e dell’oscurità, andando quindi ad influire anche sulla musica. Meno “nero” in senso stretto, l’album presenta alcune variazioni pur rimanendo nello stile espresso sinora da Gnaw Their Tongues. Quindi di sfuriate black metal, uno scream lancinante a cui Mories ci ha abituato da qualche anno e batteria/drum machine totalmente impazzita; ciò che cambia qui è l’uso dei cori e delle orchestrazioni. Se l’atmosfera in generale risulta più epica, a livello materiale si può notare come esse abbiano acquistato un ruolo decisamente più preponderante rispetto al passato, andando, talvolta, quasi a soffocare il cantato; ciò che più stupisce però è l’uso anche di altri mezzi quali campionature di violini, loop quasi ambient e qualche passaggio di pianoforte. Nella conclusiva, ed omonima canzone, si condensano tutti gli elementi sinora descritti, con una predilezione per tempi molto più cadenzati al limite del funeral doom coadiuvati da effetti, voci femminili e cori che potrebbero tranquillamente far parte di un’uscita dark ambient. Nella seconda traccia, “Human Skin For The Messengers Robe”, altri elementi risaltano: violini altissimi, quasi a creare una tensione tipica di un film horror come si deve e parti di pianoforte decisamente poco rassicuranti, con tanto di voce implorante. Nulla è lasciato al caso, nonostante probabilmente l’improvvisazione sia un buon strumento per riuscire a comporre musiche di questo genere; l’album riesce a trascinare l’ascoltatore con una facilità disarmante dovunque voglia, approfittando talvolta di violentissime partiture black metal alternate a soli passaggi di cori o violini, di tempistiche molto più ritmate e lente ma, soprattutto, di un’atmosfera che difficilmente è possibile trovare in altre uscite che non siano quelle in cui è coinvolto Mories stesso.
L’olandese si conferma creatore di musiche e progetti davvero di alta qualità, qualità che rimane nel tempo e che difficilmente riesce a scemare anche col proseguire degli ascolti.
Per Flagellum Sanguemque, Tenebras Veneramus non fa prigionieri, o si ama o si odia. E chi lo ama potrebbe non uscirne.
Voto: 8.