(Listenable Records, 2015)
1. Air de l’Ordre
2. Temple to the Art-God
3. Celestial Nature
4. Inner Alchemy
5. The Mystic Triad of Artistry
6. An Order to Reclaim
7. From Passion to Holiness
8. Dig Into Yourself
9. Rejoice Your Soul
10. Syncretic Delirium
Il technical death metal è un genere che, in brevissimo tempo dopo ciò che si può definire una progressiva “esplosione” in fatto di consensi ricevuti dalle masse, si è ritrovato senza saperlo in acque a dir poco stagnanti. Qualunque recensione di genere oramai non fa a meno di accennare a come quei (inizialmente deliziosi) giri chitarristici masturbatori accompagnati a lick di basso cervellotici come poc’altro si siano all’improvviso ritrovati ad essere completamente, ottusamente fini a sé stessi. Ed il brutto, per qualunque fan del settore che si rispetti, è che questo scenario è diventato l’abitudine in un batter d’occhio.
Ovviamente la regola, come di dovere, lascia sempre spazio all’eccezione, usuale conferma in questo caso rappresentata da un game changer da sempre che risponde al nome di Gorod. I francesi, affinata la personalissima formula a base di arabeschi funk-eggianti e tendenze a dir poco bizzarre (vedasi inclusioni di bossa-nova nella strumentale che, sorprendentemente, non risultano mai fuori posto) colpiscono ancora (al cuore!) a due anni di distanza dall’ottimo A Perfect Absolution. Fin da subito si può dire che l’intento di rimanere tra i complessi più onesti e creativi del settore è felicemente raggiunto.
Già da tempo maturate le importanti influenze di padri del genere quali Atheist e Cynic in una formula del tutto personale sempre più orientata verso il progressive, i nostri non modificano di troppo la proposta del precedente LP mostrandosi perfettamente a loro agio su un terreno di gioco fatto di strutture dei brani contorte al punto giusto da stuzzicare anche il palato del tech-deathster più recidivo, senza nel contempo risultare esageratamente fini a sé stesse o prive di mordente; tratto in comune con pochi colleghi quali, ad esempio, gli ugualmente ben noti Decrepit Birth e Psycroptic. Chitarre cristalline ed un basso onnipresente e ben calibrato, accompagnate ad un mix perfettamente regolato, non possono che giovare al già raffinatissimo risultato finale. La performance del (ormai non più) neo-vocalist Julien Deyres non sfigura, pur essendo stata “ricalibrata” in fatto di volumi, questa volta in favore delle chitarre, risultando invece ancor più espressiva che in passato; la batteria, triggerata come da copione, scandisce i tempi distorti dell’LP egregiamente, sfoggiando fill articolati e d’alta classe.
In conclusione, i francesi Gorod regalano un album solido e completo, certamente non un capolavoro ma, ugualmente senza dubbi, una piacevole ventata d’aria fresca per il genere. Ancora una volta.
7.5