(Eleven Seven, 2012)
01. War In Me
02. Band Of Brothers
03. Rage/Burn
04. Drink Drank Drunk
05. Bigger God
06. Between You And Nowhere
07. Call It
08. Why Does It Always
09. WM Free
10. Dig Myself A Hole
11. What It Takes To Be Me
Dietro il monicker semplice e efficace Hellyeah si cela una vera e propria super band che ormai quasi tutti conoscono. Una band che può vantare pezzi di storia quali Vinnie Paul dietro le pelli, Chad Gray e Greg Tribbet, rispettivamente voce e chitarra dei redivivi Mudvayne, ai quali si uniscono alla voce Bob Zilla dei Damageplan e Tom Maxwell al basso, proveniente dai troppo sottovalutati Nothingface. Spesso prime donne del genere non riescono nell’intento di creare una vera e propria band, forse perché menti così forti non si trovano a proprio agio a lavorare con altrettante menti pensanti e non semplici gregari, ma quello che si può constatare dal primo ascolto di questo Band of Brothers è proprio la dimensione di band e di fratellanza che i nostri hanno raggiunto (esplicato in maniera fin troppo chiara dalla copertina del disco rappresentata da cinque mani che si stringono al polso, a rappresentare il suggellamento di questa unione).
La differenza sostanziale che si può notare con i precedenti lavori è un inasprimento ed incupimento del sound della superband, nonostante un mantenimento costante delle coordinate che li ha contraddistinti sin dall’esordio su Epic Records: un heavy metal moderno caratterizzato da riff cadenzati e ribassati su cui Chad Gray dipinge linee vocali tanto care a Phil Anselmo anche se meno estreme e più melodiche. La formula come detto non è cambiata dagli esordi ma si è fatta più matura (se si può parlare di maturazione per gente con carriere decennali alle spalle) e meno spensierata a favore di un suono più ruvido e in linea con le uscite Heavy degli ultimi tempi, sempre a metà tra un piglio rock e soluzioni prettamente metal e d’impatto.
“Band of Brothers” è la titletrack e ci riporta indietro ai 90’s con un refrain davvero accattivante sul quale grande è il lavoro delle chitarre supportate dal solito Vinnie Paul che pare davvero a suo agio in questa “nuova” band; il testo in se è una dichiarazione di intenti, e le strofe strizzano l’occhio tanto, tantissimo, agli immensi Pantera. L’animo southern della band è forte, e la ballad “BetweenYou and Nowhere” è il frutto di questo senso d’appartenenza, un brano riuscito nella sua semplicità compositiva; per chiudere l’analisi della tracklist non si può non citare uno dei brani pi riusciti dell’intero lotto, la granitica ma allo stesso tempo ragionata “Bigger God”, composta da soliti momenti d’impatto bilanciati però da intermezzi atmosferici che smorzano il groove del pezzo stesso.
Con una lineup del genere sarebbe impensabile ascoltare un disco sotto la sufficienza, ma gli Hellyeah meritano davvero qualcosa in più: sarà per la nostalgia che tutti abbiamo per i Pantera, sarà per la simpatia che l’unione di personaggi di questo calibro può suscitare, ma Band of Brothers è un disco serio e diretto che farà la felicità di tutti i nostalgici rockers e metallers di tutto il mondo.
7.0