1. Monuments Of Misery
2. Depression Hammer
Doomentia Records ci offre uno spaccato di buio. Lo split in questione si apre con un riff trasognato da parte di Hooded Menace, un bellissimo richiamo a sonorità antiche che hanno reso forte un genere come il doom e gli hanno consentito di passare trasversalmente attraverso epoche fin troppo brillanti. Una volta chiariti i suoni che ci sono suggeriti abilmente dalla chitarra, si torna agli standard di oggi. Immagino un chitarrista che lascia penzolare il braccio in tutti i passaggi in cui sostiene l’accordo, solo per perdere poi di vista il mondo quando si concentra nelle scale. Un uso sottile del riverbero spinge le linee vocali di Lasse Pyykkö, che riesce ad evocare tutto il senso di oscuro che un growling da lebbroso si merita. A metà brano un punto di rottura, appena prima dei soli, definito da ciò che rimane del basso dopo una robusta distorsione. Armonie in bending, poi il brano riprende con tutto il suono tradizionale dei primi Cathedral, facendo respirare i vecchi come me. Davvero una buona composizione che riconferma questi finlandesi per gusto e ispirazione.
Poi partono i Loss. Mi mettono addosso una tristezza incredibile, tanto che devo abbassare lo stereo e mettermi sul letto, rannicchiato. Giochi di volume e riverberi profondi accompagnano un lontano ringhio, a tratti sostituiti da cavalcate che portano con sé un che di funebre, vista la lentezza con cui si susseguono i diversi passaggi. Questi statunitensi puntano molto di più sul versante emozionale della loro musica: tutto sa di ricordi erosi dal tempo, e la produzione aiuta parecchio: suoni molto lontani, per un vuoto molto grande… ma alla fine cosa importa quando la depressione colpisce duro come un maglio?
In definitiva, si tratta di due brani meritevoli di essere inseriti in uno stesso split, per un prima e un dopo; anche l’ordine la dice lunga: “Monuments of Misery” dei Hooded Menace e “Depression Hammer” dei Loss ascoltati in sequenza possono cambiarti la giornata.
7.5