(Relapse Records, 2011)
Impale Golden Horn:
1. Finale
2. The Golden Horn
3. Laughing Celestial Architect
4. Blood Fountain
Forbidden Planet:
5. Veil Of Maya (The Lamb Takes The Lion)
6. A High Ashen Breeze (Part 1)
7. A High Ashen Breeze (Part 2)
8. Alabaster Shithouse
9. A High Ashen Breeze (Part 3)
10. Introducing Blind Angels
Uscito nel 2011 per l’onnipresente (negli ultimi tempi) Relapse Records in doppio cd, The Gorgon Tongue contiene due uscite originariamente separate ed indipendenti sia a livello fisico sia a livello più strettamente musicale. Le uscite in questione sono Impale Golden Horn, datato 2007 ed inizialmente pubblicato da Holidays for Quince and Burly Time Records, e Forbidden Planet, di tre anni successivo e targato Brave Mysteries (già al lavoro con Burial Hex e Bong); la Relapse, pur pubblicandole insieme, decide intelligentemente di suddividere comunque i due episodi, uno per cd in pratica.
Andiamo in ordine cronologico e iniziamo dai brani presenti in Impale Golden Horn. Minutaggi lunghissimi la fanno da padrone, con l’apice nell’infinita “Finale” dalla durata di ben diciassette minuti; si tratta di lunghezze comunque necessarie per quello che vi viene proposto, ovvero un grande lavoro drone (di tutt’altro tipo rispetto a Sunn O))) o Earth) condito da una enorme quantità di psichedelia aggiunta. Se il brano appena citato però non riesce a mantenere alta l’attenzione a causa del suo immobilismo, le successive “The Golden Horn” e “Laughing Celestial Architect” riescono meglio nel proprio intento: esplorando territori legati più a Barn Owl e al kraut, ci troviamo di fronte a due brani dall’atmosfera quasi solare e spensierata. Di tutt’altra pasta invece la conclusiva e spiazzante “Blood Fountain” con il suo cantato quasi “cantautoriale” e l’ossessivo ripetersi di arpeggi chitarristici di sottofondo.
Forbidden Planet cambia leggermente il tiro. Brani più brevi e più intensi si accompagnano a sonorità decisamente più sporche e cupe, l’uso del cantato in stile The Invisible Mountain si incastra perfettamente anche in composizioni di questo tipo (“Veil Of Maya (The Lamb Takes The Lion)” è sicuramente la migliore di questa parte e seconda in generale solo a “Blood Fountain”) e qualche accenno ambient impreziosiscono un po’ il tutto (“A High Ashen Breeze (Part 2)” o “Introducing Blind Angels”) anche se sicuramente non ci troviamo di fronte al miglior materiale partorito da Miller.
In questo caso ci troviamo di fronte ad una specie di raccolta che rende disponibili due uscite difficilmente reperibili nei loro formati originali, ma purtroppo l’opera in questo formato risulta davvero pesante e difficile da digerire tutto in una volta. I brani migliori sono quelli che più si discostano dalla produzione complessiva di Impale Golden Horn e Forbidden Planet e questo è un segno abbastanza chiaro per quanto riguarda la qualità di queste releases. Sicuramente i fan più accaniti e i più appassionati a queste sonorità troveranno tanto pane per i propri denti, ma per noi questo è il punto più basso della discografia degli Horseback assieme alla già ampiamente commentata collaborazione coi Pyramids.
6.5
[Questo articolo fa parte anche dello speciale dedicato a Pyramids & Horseback, disponibile qui.]