(Memorial Records, 2013(
01 Jenova
02 Deafening dissonant millennium
03 Erase
04 Empty eyes
05 Our last pieces of sanity
06 Artificial savior
07 Materioscura
08 Architecture of a dying sun
09 The process
10 Ethereal
11 The deepest oblivion
Gli Human Improvement Process sono una giovane promessa modenese recentemente riassestatasi e pronta a proporsi sui palchi nuovamente, data l’uscita del nuovissimo Deafening Dissonant Millennium. Alle spalle, un paio di EP a parere di chi scrive non troppo esaltanti, all’insegna di un metalcore contornato da ritornelli melodici e ruffianerie elettroniche che comunque hanno conferito al gruppo una certa fama e nomea, fra date macinate e piccoli grandi successi “virtuali” (fate pure un giro su tutte le pagine web del gruppo). Va premesso che parliamo di un gruppo composto da membri più o meno tutti provenienti da realtà molto interessanti (Logic Of Denial, Unbirth, Psychostasy): il talento qui non manca, anzi si esprime a livello tecnico spesso e volentieri per tutta la durata delle undici tracce del disco, peraltro caratterizzato da un artwork veramente molto bello e da una produzione decisamente potente e adatta.
Insomma, ci sono tutti gli elementi necessari a creare aspettative per qualcosa di veramente ben studiato. E appunto, la musica? Ecco, la musica desta alcuni dubbi. Partiamo dalla stessa definizione data dal gruppo per definire quanto proposto, death metal sperimentale. Effettivamente, la voglia di proporre qualcosa di differente rispetto ai soliti canoni si fa sentire, e a volte riesce anche ad esprimersi: le parti più “schizzate” si fanno decisamente apprezzare, così come le trovate volte al deathcore riescono effettivamente a farci ricordare che si tratta di un disco di metal estremo. Però, immancabilmente ed inesorabilmente, alle legnate seguono sempre parti melodiche che veramente stonano nel contesto. Era lo stesso “problema” che caratterizzava le uscite precedenti: qui la questione è decisamente ridimensionata, ma ancora il “fastidio”, dato magari da aperture melodiche non troppo ricercate, permane, a livello vocale così come strumentale; ed è un peccato, dato che quando si tratta di violenza gli Human Improvement Process dimostrano effettivamente di saperci fare. L’alto tasso tecnico delle composizioni purtroppo non aiuta, bensì rende più confuso il tutto nonostante sia il punto di forza stesso del disco. Troppa carne al fuoco forse, come suggerisce anche la presenza di “Materioscura” nella tracklist, innocua traccia di chitarra acustica dalla dubbia utilità. Un vero peccato per il combo modenese, il quale ha voluto osare, ed è giusto che sia così, senza però centrare appieno l’obiettivo, sempre distratti qua e là dalla voglia di infilare un passaggio melodico fra un blast beat e una dissonanza chitarristica.
Probabilmente servirà del tempo per affinare la propria proposta, perché le parti spiccatamente death metal e mathcore funzionano decisamente bene: agli Human Improvement Process consigliamo di osare ancor di più, cercando però di coniugare bene tutti gli elementi caratterizzanti la propria musica onde focalizzarsi su quello che dovrebbe essere l’obiettivo principe del genere: fare male.
7.0