(Permeated Records, 2015)
1. Gojira’s Objections
2. Akira
3. Chicago Boggiepop
4. …Of What’s Truning
5. Slam Syndicate
6. Rocking Buffalo
7. Egida 7
8. Neko Neko
Torna alla carica Alexander Borovyck con un nuovo progetto, sempre dedito al brutal/slam che tanto ci piace. Parlando di questo musicista non possono non tornare alla mente i Cerebral Paralysis, che con Cycles of Evisceration avevano aggiunto la propria presenza nelle collaborazioni internazionali che ultimamente paiono andare di moda nell’ambito death metal. Come si può invece notare già dai titoli e dalla copertina, Rocking Buffalo si discosta da quanto si trova generalmente sul mercato, dato che propone un concept di per sé divertente e un’attitudine che ha più del faceto che del serio. Vi assicuriamo comunque che la musica risulta tutt’altro che superficiale.
Già dalla prima traccia del lotto si nota una differenza abissale se confrontiamo questo disco con Cycles of Evisceration; il sound è decisamente più veloce, tecnico, moderno e soprattutto si avvale di una produzione decisamente più nitida e pulita. Si possono inoltre notare influenze che attingono a piene mani dal technical death, mostrate già da artisti come Katalepsy e Coprocephalic su tutti, ad esempio l’utilizzo di riff maggiormente orecchiabili ed influenzati dalla scuola delle sette corde. Il brano in questione ha anche una sorpresa non trascurabile, ovvero il verso inimitabile del rettile radioattivo giapponese più copiato dagli americani (per chi non lo sapesse Gojira è il nome originale di Godzilla). Rocking Buffalo si destreggia così tra riff al fulmicotone e rallentamenti di scuola russa (d’obbligo citare gli Abominable Putridity), sfoggiando un’attitudine moderna (vedi uso di dissonanze alla Cristian Peluso su “…Of What’s Truning”) che ben si sposa con la violenza che il genere richiede, assomigliando qua e là pure agli enormi Pathology, risultando all’occorrenza pachidermici e devastanti come nella dichiarazione d’intenti che risponde al nome di “Slam Syndicate”.
Ammettiamo pure di essere rimasti inizialmente indifferenti alla copertina e di non essere scoppiati dalla gioia appena appreso dell’esistenza di questa band. Per fortuna la curiosità ha vinto e ci ha permesso di godere di un disco sicuramente non innovativo se si conoscono determinate realtà brutal/slam più moderne, ma indubbiamente godibile e fresco. La scuola russa così facendo, e sperando continui così, si classifica come una delle realtà più esaltanti del panorama brutal. Avanti così, e nel frattempo aspetteremo l’ennesima collaborazione internazionale di Alexander.
7.5