(A389 Recordings, 2013)
1. Suicide Black Snake
2. I Know Where Everyone Lives
3. Beasts As God
4. There Is A Sign
5. +Orrchida
6. All Is None
7. There Ain’t No Living In Life
8. Detonate VVorlds Plague
9. Into The Night
10. Lucifer Before The Day Doth Go
Arrivati ormai alla loro tredicesima uscita, non contando la miriade di EP e singoli, e dopo ben venticinque anni di attività, il nome “Integrity” non può essere più azzeccato di così. Integrità è ciò che i Nostri da decenni continuano a dimostrare, essendo fautori di un genere ormai tanto abusato come il metalcore, ma comunque senza mai cavalcarne il successo, scegliendo anzi di muoversi nell’ombra e nell’oscurità, come la loro musica vuole dimostrare.
Ascoltando Suicide Black Snake si fatica a far rientrare gli Integrity nel generale concetto del moderno metalcore, la loro originalità e l’abilità nel fondere insieme tanti generi così diversi li pone a un livello superiore di tanti altri gruppi che fanno parte della corrente: si passa da pezzi lenti tendenti al doom a sfuriate più heavy fino a percepire quasi un ritmo d-beat e gloomy Hardcore. L’ascolto non è monotono, il continuo cambio di sonorità e di genere rende ogni brano ben riconoscibile: merito di elementi come la batteria d-beat di “There is A Sign”, che ricorda molto il tipico sound hardcore scandinavo, o le sfuriate più sludge di “All is None”, o ancora gli assoli quasi heavy di “Orchida”. Il pezzo centrale di tutto questo calderone di suoni è “There Ain’t No Living In Life”, che tra un’armonica e un sound tipicamente doom/blues si fa largo come traccia più lunga e atmosferica; ma non c’è tempo di rilassarsi, veniamo subito sorpresi dall’attacco noise di “Detonate World Plague”, che ci fa rituffare diretti nell’aggressività di un hardcore violento mescolato ad assoli thrash. L’ album si conclude con”Lucifer Before the Day Doth Go”, un pezzo che già dal titolo ci riporta a un certo doom di inizio anni 80, e non tradisce le aspettative, affiancando dei riff occulti alla onnipresente voce aggressiva di Dwid Hellion.
Ogni pezzo è indipendente dall’ altro, ma nell’insieme tutti sono ricollegabili ad un unico concetto, quello della fusione in tutte le sue sfaccettature di metal e punk/hardcore, con influenze tutte rigorosamente riconducibili a vent’anni fa. In conclusione Suicide Black Snake è un’ album che si fa ascoltare molto volentieri, pur non aggiungendo niente di veramente nuovo alla discografia degli Integrity che, in quanto pionieri del metalcore come tale, non sentono certo il bisogno di modificare la loro ormai tradizionale formula. Per fortuna.
7.0