Ipecac Records (2009)
1. Hall Of The Dead ;
2. Ghost Key
3. Hand Of The Host
4. Wavering Radiant
5. Stone To Wake A Serpent
6. 20 Minutes / 40 Years
7. Threshold Of Transformation
Il nuovo album degli Isis, oltre ad essere, come ormai ogni fan si aspetta, un capolavoro nel suo genere, è un disco ottimo sia per chi li segue da sempre, sia per chi ancora non li conosce. Certo, uno che non li abbia mai sentiti forse non può capire il procedimento prolungato e metodico che c’è stato dietro la loro progressiva evoluzione, ma questo “Wavering Radiant” è un perfetto concentrato di tutto quello che la band di Aaron Turner ha fatto nella sua carriera, dai grezzi esordi di Celestial alle opere d’arte dense di influenze post-rock di “In The Absence Of Truth”, passando dall’embrionale “Oceanic” e dal capolavoro indiscusso “Panopticon”, una pietra miliare del genere che gli Isis, dopo i Neurosis, hanno contribuito a rendere grande e apprezzato, quel calderone a volte fin troppo vasto e vago convenzionalmente chiamato post-metal o post-rock.
Si comincia con il riff quasi “da marcia” di “Hall Of The Dead”, in cui si riconoscono subito le influenze Tool evidenti anche nella precedente opera degli Isis (andate a vedere chi è l’ospite speciale su questo pezzo…!), poi il brano, nel “classico”, multiforme, variopinto stile ormai caro al gruppo capace dopo tanti anni di essere sempre stupefacente e nuovo ad ogni ascolto, si evolve in atmosfere molto diverse ma che allo stesso tempo si amalgamano perfettamente. A rendere ancora più bello il solito contrasto contribuisce anche la voce di Aaron Turner, che come al solito alterna un growl cupo ma ben comprensibile ad un cantato pulito sognante e malinconico a seconda dell’atmosfera creata dagli strumenti, ma in “Wavering Radiant” questo cantato è protagonista più che mai: nei precedenti album il leader della band cantava molto meno, concentrandosi sulla sua musica e sulla sua chitarra, mentre ora le linee vocali sono molto più frequenti, per quanto le divagazioni strumentali (comunque in qualche modo “contenute” in questo disco) siano ancora l’ingrediente migliore della ricetta dei nostri.
Analizzando velocemente gli altri brani, troviamo “Ghost Key” (forse la traccia più affascinante dell’album), in cui si odono anche tappeti elettronici sotto gli strumenti, e che mantiene una durata superiore agli 8 minuti senza mai annoiare. “Hand Of The Host”, il brano più lungo del lotto, è uno specchio perfetto di cosa sono gli Isis in tutta la loro camaleontica natura ; poi c’è la title track, un intermezzo strumentale di quasi due minuti, che spezza l’album prima degli ultimi tre brani: il primo di questi tre, “Stone To Wake A Serpent”, è un’altra gemma di atmosfere alternate e crescendo emotivi, che culminano in aperture melodiche e quasi epiche (chi ha detto “Times Of Grace”?). “20 Minutes / 40 Years”, nonostante i “soliti” sette minuti di durata, è un brano di una semplicità ed una compattezza incredibile per gli Isis, un autentico manifesto di come il gruppo col tempo abbia imparato a limare le aperture strumentali in modo da non esagerare mai, di non avere mai delle parti strumentali di troppo, e riuscire a conservare le potenzialità del loro ineguagliabile songwriting senza mai risultare eccessivi. A chiudere l’opera, “Threshold Of Transformation”, un altro capolavoro in stile Isis che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni: ascoltatelo ad occhi chiusi e godetevi il finale strumentale, che gode di un lavoro chitarristico tra i migliori nella carriera della band, un crescendo epico accompagnato dalla melodica voce lontana di Turner. Infine, aprite gli occhi, e ascoltate gli ultimi vagiti di questo “Wavering Radiant”: una chiusura dolce e melodica, che pone l’ultimo sigillo su questa summa spettacolare dell’opera degli Isis, un gruppo che giunto al quinto album sa ancora creare dischi che risplendono ognuno di luce propria. Perché questo è “Wavering Radiant”: un capolavoro per tutti gli amanti della buona musica, un diamante dalle mille sfaccettature (perdonate l’immagine banale) capace di incantare in milioni di modi. Da avere, da conoscere, da amare.
8.0