(Caldo Verde, 2011)
1. Fools
2. Birth Day
3. Sedatives
4. Broken Home
5. Brave New World
6. Black Lies
7. Small Wonder
8. December
9. King of Kings
10. Ascension
See these fools, that surround us
Make their rules, that define us
Seeing reds, that confound us,
Make your rules.
Il nuovo album partorito dagli Jesu è di una dolcezza spiazzante, a partire dall’immagine di copertina e dal semplice artwork. Possiamo dire, senza paura di esagerare, che Justin Broadrick ha fissato un essenziale pietra miliare nella sua carriera, la sua “nuova” creatura è arrivata ad un livello che pochi potevano aspettarsi. Prendete la discografia degli Jesu come un percorso di estrema catarsi: questo Ascension è senza dubbio la prova che Broadrick ha imparato come purificare sé stesso e mostrare il lato più positivo e innocente della sua tormentata anima. Forse si può collegare ciò alla reunion dei “padri del post metal e molto altro di indefinibile”, i suoi Godflesh: lo spettro di quella seminale band, che sicuramente per anni ha seguito il povero Justin (sono noti i problemi da lui avuti negli ultimi anni di vita di quell’abominevole creatura), ha smesso di influenzare la musica degli Jesu (che ha raggiunto comunque in passato vette altissime, come nel capolavoro Conqueror) e ora un suo disco può quasi essere ascoltato da persone che col “metal” non hanno mai avuto un rapporto privilegiato.
The gates we see, are never open
For you and I, they create purpose
A sense of worth, but lost in heaven
Our only hope.
Fin dai primi arpeggi, veniamo catapultati in un mondo parallelo. L’opener “Fools”, brano splendido nella musica come nelle parole (sono quelle citate in questa recensione), è un manifesto del nuovo sound degli Jesu: otto minuti di viaggio intenso, tra momenti al limite dell’ambient interrotti bruscamente da muri sonori che sorgono dal nulla, anche se i “chitarroni” tipici di Broadrick qui sono molto meno aggressivi. La progressiva mancanza di aggressività è una caratteristica che si può notare sempre più ripercorrendo la discografia di questo progetto assai prolifico: già da Conqueror e Silver la malinconia emergeva prepotentemente, ma è dal magico EP Why Are We Not Perfect? che Broadrick ha cominciato a mescolarla con un pathos drammatico e allo stesso tempo catartico, andando a creare un’ambientazione musicale fortemente innovativa, che rende l’ora di durata di questo Ascension un viaggio senza paragoni, e, a parer di chi scrive, un momentaneo punto di arrivo in un viaggio potenzialmente infinito.
They’re the architects of sight
Building walls to block our light
Only in dreams we’ll make it right
Only in dreams will we take flight
Ascension non è un capolavoro solo perché ha portato ad un livello superiore il sound già avanguardistico che potevamo sentire in Conqueror: la succitata “Fools”, come l’eterea, lunghissima e sognante “Broken Home”, o le delicatissime “Small Wonder” e “December”, sono solo l’evoluzione perfetta dei pezzi di Conqueror. Ciò che rende speciale questo disco è l’estrema apertura mentale dimostrata da Justin nella composizione dei brani. Ok, continuano a sentirsi i lontani echi doom metal, e gli amanti dei suoi progetti passati (noi compresi) continueranno a percepire il sound unico dei Godflesh, ma ormai nel calderone musicale degli Jesu sono presenti dosi sempre più massicce di shoegaze imbastardito e tappeti di sintetizzatore non più opprimenti, ma funzionali alla potenza melodica sprigionata da ogni singolo brano. E soprattutto, certi pezzi hanno un’anima incredibilmente rock: provate a sentire “Sedatives”, che parte da un attacco ai limiti del punk per gettarsi nelle derive shoegaze e quasi pop ormai abituali nella musica degli Jesu. E Justin canta, canta, canta, davvero come se si stesse purificando l’anima, senza rabbia inferocita ma al massimo con una rabbia malinconica, contenuta, quasi dolce, che esce solo attraverso voci pulite e quasi angeliche: ascoltate la parte centrale di “Black Lies”, e vedrete come ormai questo progetto non ha nulla a che vedere con i Godflesh. In realtà, questo progetto non è quasi accostabile a nessuna creazione musicale esistente al mondo.
You’ll be there at my end
Like my only friend
You know that it’s true
It will only be you
Come si può intuire dalla lunghezza della recensione, Ascension è un disco difficile da definire. Non è facile trovare le parole per parlare di un disco di simile bellezza, anche se a volte in questi casi forse la cosa più facile sarebbe non dire nulla e semplicemente ascoltare. Ma un’altra cosa ci sentiamo di dirla: il bello di questo album è che potete ascoltarlo proprio come volete. Noi preferiamo ascoltarlo dall’inizio alla fine, come siamo abituati a fare con ogni altro disco, in questo caso per immergerci in un’ora di puro viaggio sonoro, mentale, spirituale, artistico. Ma se anche non abbiamo un’intera ora da dedicargli, Ascension è un disco capace di dare il massimo anche se ascoltato a metà. Potete ascoltare anche un solo brano, e trovarci emozioni nuove che vi accompagneranno per tutta la giornata; o molto più, com’è capitato a noi ascoltando molte volte un pezzo come “Fools”. Questa capacità di essere apprezzabile in tanti modi diversi è propria solo di pochi dischi. Oseremmo dire che è una qualità rintracciabile solo in delle opere d’arte propriamente dette. E Justin Broadrick merita l’appellativo di vero artista, poiché è davvero un artista capace di emozionare come pochi altri musicisti nel panorama musicale contemporaneo. Justin Broadrick è un genio poliedrico, che ha dedicato alla musica quasi tutta la sua vita, riscrivendone i canoni: ha inventato il grindcore coi Napalm Death, ha inventato il “post” metal coi Godflesh, e attraverso Jesu ha inventato qualcosa che non sappiamo definire, e che neanche vogliamo definire perché non ci piace racchiudere in una parola una tale bellezza.
Justin Broadrick ha creato un’opera d’arte incredibile, e noi lo ringraziamo per questo.
You’ll be there at my end
Like my only friend
You know that it’s true
It can only be you
9.0
Hai ragione tu, è il fatto di pronunciarlo sempre “Iesu” che mi ha portato a sbagliare.
Ho rovinato la mia miglior recensione ahah
Essendo una parola straniera, non so bene quali regole andrebbero applicate. Io, facendo un ragionamento di suoni, direi “i Jesu”, come in “i genitori” o “i gelati”…
Ahah no, in realtà è da un sacco che dovevo scrivere questa recensione ma non mi veniva l’ispirazione, e un momento di vacanze mi ha permesso di pensare a qualcosa di decente 🙂
Però mi hai messo un terribile dubbio: si dice “i Jesu” come hai scritto tu nel commento? Perché se è così io ho sbagliato in tutta la rece… ed effettivamente J non è in realtà una vocale, anche se suona così.
Pubblicare i Jesu il giorno di Natale…dì la verità: l’hai pensata bene!