(Autoproduzione, 2011)
1. Awake from Unconsciousness
2. Empty Thoughts
3. Salvation’s Spinning in the Grave
4. Brutal Abstraction
5. Slave’s Anathomy
6. The Rest Is Silence
7. Falsephobia
Provenienti dalla Polonia, questi K.A.S.K. producono per conto proprio il qui presente Brutal Abstraction EP, primo sforzo discografico vero e proprio dopo un precedente demo intitolato Cactus Core. Formatisi nel 2006, la band attraversa i soliti numerosi cambi di formazione, senza per questo rinunciare all’attività live che li porta a concludere diversi tour all’interno della Polonia, fra i quali uno in compagnia di ADHD, Reality in Pain e Deathbringer.
Il genere proposto è un death metal chiaramente debitore nei confronti di band quali Heaven Shall Burn (periodo di Whatever It May Take) e All Shall Perish. Se spesso queste influenze vengono limitate alla parte strumentale della faccenda, nel caso dei K.A.S.K. l’ispirazione si estende anche al livello delle tematiche. In brani come “Empty Thoughts” si parla di anti-fascismo e omologazione, di vegetarianesimo, libertà personale e impegno sociale. Le somiglianze nei confronti dei tedeschi HSB sono tali, tuttavia, che talvolta pare di ascoltare uno dei loro primi album, quando ancora l’iper-produzione post-Antigone non aveva fatto capolino e i suoni erano ancora piuttosto rozzi. L’originalità compositiva, requisito non richiesto in questa sfera, è nella media, e questo fa sì che l’EP sia spesso assimilato ai tanti altri casi di produzione acerba e impersonale, sempre più frequenti per le band provenienti dal centro-nord Europa, che hanno seguito la scia di HSB, Caliban e compagnia bella. Ed è un peccato, perché nei suoi 25 minuti o poco meno la band dissemina qua e là dei buoni spunti che, se approfonditi, avrebbero potuto fare la differenza. L’appiattimento generale, invece, si presenta ben presto e alla fine dei conti i sette brani dell’EP (con intro e outro annessi) passano velocemente, senza lasciare poi tanto in testa.
Non ho dubbi che, in sede live, i K.A.S.K. abbiano qualcosa da dire e riescano a coinvolgere il pubblico che si trovano di fronte. Su disco, tuttavia, le idee sono ancora piuttosto vaghe e necessitano di prese di posizione decise, personali e, soprattutto, alternative alla “omologazione di massa” di cui loro stessi parlano nelle loro canzoni. Speriamo in un’evoluzione.
Voto: 5,5