(Cymatic Records/Sony, 2013)
1. Aum
2. Nachash
3. A.M. War
4. We Are
5. The Refusal
6. Aeons
7. Asymmetry
8. Eidolon
9. Sky Machine
10. Amusia
11. The Last Few
12. Float
13. Alpha Omega
14. Om
Vi ricordate Lateralus? L’opera più importante dei Tool, con le sue ambientazioni eteree ed uniche, fuori dal tempo, moderne ma ataviche, elettroniche eppure tribali: un disco che ha segnato inevitabilmente il percorso di un genere musicale intero insomma. Vi ricordate poi 10.000 Days? Una delusione per molti, date le ottime premesse poste dal disco precedente: troppo pesante, matematico, inconcludente.Vi ricordate anche del fatto che da troppo tempo non esce nulla firmato dal nostro pazzo visionario preferito?
Bene, dimenticatevi dei Tool; dimenticate gli A Perfect Circle; dimenticate i Puscifer, dimenticate il signor Keenan e le sue cantine vinicole. Non dovrete più aspettare 10.000 giorni per ascoltare un album di rock alternativo/progressivo degno dell’eredità lasciata dalla California del 2001: a voi l’Australia del 2013. Con Asymmetry, i Karnivool ci consegnano un lavoro trascinante, emotivamente carico e sofferto, come non se ne sentivano da 13th Step del già citato beone statunitense. Non si tratta però di una copia-carbone di quanto fatto in precedenza da Mr. Keenan, piuttosto di un recupero ed una prosecuzione di un discorso interrotto ed affossato con 10.000 Days.
I paesaggi sognanti di “Lateralus” si uniscono a campionamenti e sintetizzatori di reznoriana memoria per creare qualcosa di diverso da entrambe le radici musicali del gruppo, mentre la voce di Ian Kenny accompagna l’ascoltatore nella disperazione post-moderna del genere umano; va notato che il tutto è privo della spesso pesante componente “matematico-geometrica” dei lavori dei Tool, un vantaggio considerevole che permette di affrontare l’ascolto senza porre inutili difficoltà, motivo ricorrente invece nella musica dei californiani di cui comunque spirito ed ispirazione sempre si fanno notare.
A poco servirebbe realizzare un’analisi traccia per traccia: il singolo che ha anticipato l’uscita del disco, “We Are”, racchiude in sé l’Aenima, pardon, l’anima, del disco, che comunque è composto da pezzi tutti differenti fra loro eppure accomunati dallo stesso spirito del singolo; disperato e al contempo inneggiante al cambiamento, il pezzo è caratterizzato da una sezione ritmica assolutamente sugli scudi; il basso pulsa incessantemente, mentre la batteria scandisce pattern su cui il pezzo si sviluppa, statico eppur sinuoso, cogliendo perfettamente il proprio bersaglio. Difficilmente riuscirete a togliere dalle vostre orecchie il chorus di “We Are”, e tutto ciò vale sicuramente per le altre composizioni del disco.
Va comunque detto che una tracklist più snella avrebbe ancor più giovato all’intrinseca semplicità dell’album, in cui l’utilità effettiva di tracce come “Aum”, “Asymmetry”, “Amusia” ed “Om” resta ignota almeno a chi scrive; sarebbe bastata la prima come introduzione ad un disco che sarebbe stato ancor più conciso ed interessante.
Nonostante ciò, il disco si pone comunque ai vertici del genere, questo Rock Alternativo che oramai sta sempre più divenendo in realtà uno standard: i Karnivool sono qui per contribuire significativamente ad un’inversione di rotta di tali ormai inflazionatissime coordinate musicali, per regalarci un disco forte e comunque solido. Attendendo il loro capolavoro, un disco in cui l’ombra di Keenan e soci non sia peraltro così “ingombrante” (d’obbligo comunque la ricerca ulteriore di una forma più personale, data la qualità della proposta), godiamoci questo Asymmetry.
7,5