(To React Records, 2014)
1. Intro F.T.P.
2. The Price of Freedom
3. Guilty Politicians
4. Demons of Surrender
5. I Will Curse
6. Weapon of Imposition
7. Bloody Uniform
8. Nothing to Lose
9. Vile Femicide
10. Keep the Promise
11. Life… Dies
Dalle ceneri fumanti degli storici Browbeat sono nati i Keep The Promise del cantante M.V. Per questa nuova avventura il carismatico frontman è riuscito a reclutare i musicisti dei To Shed Skin, ovvero “Mitch” Tincani come cantante (a duettare con M.V.), “Huwa” Artioli e “Catta” Cattani alle chitarre, “Otis” al basso ed infine “Jonny” Beltrani alla batteria. Il sound proposto è un incrocio tra il punk hardcore più coatto e tamarro che mai ed il metalcore, senza che questi due generi si fondano mai completamente.
Possiamo definire questo A Peaceful Mission Of War (bella l’antitesi del titolo) come un manifesto contro il sistema italiano, la discriminazione e gli abusi. Le lyrics sono state scritte sapientemente e sono un vero e proprio concentrato di rabbia iconoclasta, in sostanza la parte migliore del lavoro. Ascoltando questo debutto discografico i Keep The Promise sembrano quasi un’evoluzione della band precedente. In alcuni passaggi ricordano gli Hatebreed ed i Biohazard, giusto per darvi un’idea, una somiglianza che dunque li mette a debita distanza dal precedente nu-metal hardcoreggiante dei Browbeat. I riff sono massicci e possenti e l’alternanza tra le voci è ben riuscita, mentre i cori in stile hardcore punk ci riportano alle atmosfere di NYC degli anni 90, anche se personalmente alla lunga stancano. Tra gli episodi meglio riusciti segnaliamo “The Price Of Freedom”, “I Will Curse” e “Bloody Uniform”, molto accattivanti per testo, struttura e dinamiche. Gli altri brani sono di ordinaria amministrazione: violenti, ignoranti, e con una strana tendenza al mondo del rap ed hip hop come modo di approcciarsi e per la presenza di qualche suono tipico del genere gangsta per eccellenza. La produzione è di ottimo livello e riesce a rendere interessante il lavoro della band emiliana, registrato presso lo Sliver Music Studio di Parma e prodotto da Luca Cocconi e Simone Sighinolfi, esperti del settore.
Il debutto dei Keep The Promise si distingue positivamente per schiettezza e “ignoranza” nel senso buono del termine. L’ascolto è consigliato a tutti gli amanti del genere, hardcore soprattutto. Se limiteranno i clichés questi ragazzi potranno diventare una band ancora più interessante, perché il sound è quello giusto, gli attributi ci sono e dopotutto questo è solo il primo capitolo della loro storia.
6.5