(Pelagic Records, 2012)
1. In Ruins
2. Just Another Host
3. Dead Seas
4. Give It Meaning
5. Death Throes
6. Winter Came Upon Us
7. Armo
8. Eyes Of The Sun
9. All Like Serpents (Remix)
“Cult of Luna meets Muse” non è esattamente una definizione esaltante per un gruppo, ma per i Khoma l’espressione funziona: alle chitarre ci sono Johannes Persson e Fredrik Kihlberg dei Cult Of Luna appunto, mentre il secondo termine di paragone nasce dalla somiglianza della voce di Jan Jämte con quella di Matt Bellamy (anche se lo svedese riesce a non risultare così stucchevole come accade al suo ben più noto collega). L’accostamento continuerà a sembrarvi strano se non avete mai sentito i precedenti lavori della band svedese, ma in realtà la formula funziona piuttosto bene.
Forse questo All Erodes non è proprio il disco giusto per conoscere i Khoma, in quanto si tratta di una raccolta di pezzi sì inediti ma scritti tra il 2002 ed il 2012, tuttavia bisogna dire che se non fossimo stati a conoscenza di ciò l’avremmo tranquillamente considerato un album vero e proprio. Non c’è infatti la sensazione di ascoltare una compilation di b-sides, tutto il lavoro si mantiene su un buon livello e risulta decisamente apprezzabile, pur non raggiungendo i livelli di The Second Wave e A Final Storm. Se si esclude “Give It Meaning”, brano in cui lo spettro dei Cult Of Luna aleggia in maniera evidente, il disco è permeato da un’atmosfera di dolce malinconia che rende l’ascolto piacevole e, volendo, rilassante. Le chitarre si lanciano spesso in aperture ariose e sognanti, ma in generale ogni pezzo si regge su melodie azzeccate che solo raramente lasciano spazio a momenti più concitati. In questi casi i risultati sono notevoli, spicca in particolare per varietà il terzetto di brani che sta al centro della tracklist, composto dalla succitata “Give It Meaning”, dall’aggressiva (almeno a tratti) “Death Throes” e da “Winter Came Upon Us”, in cui l’uso dell’elettronica è più evidente. Anche la prova di Jämte in queste ultime due tracce è migliore: il cantante svedese dimostra qui di essere capace anche di “graffiare” con la sua voce, che per quanto bella negli altri brani risulta alla lunga un po’ monotona. Per carità, non appare mai fuori posto, ma la sensazione è che il bravo Jan tenda a non osare troppo, quando in realtà sembrerebbe avere tutte le qualità per farlo.
Insomma, All Erodes è un disco piacevole e poco impegnativo, che si lascia ascoltare e che, semplicemente, piace. Il consiglio è di andare a ripescare The Second Wave e A Final Storm, tuttavia preso così com’è anche questo lavoro è capace di dire la sua e d’incuriosire una vasta gamma di ascoltatori. Anche voi, che state aspettando con ansia Vertikal e intanto vi consolate qualche clone dei Cult Of Luna: date una chance ai Khoma, potrebbero sorprendervi.
7.0