(Hevhetia, 2015)
1. Dirty Smelly
2. 37 Forms
3. A Collision of Fingerprints
4. She Sat in Black Silt
5. 2CFAC
6. Pasquinade
7. Abraso
8. Got Has Left This Place
9. Afterbirth
10. Inciting Incidents
Pat Mastelotto, attuale batterista dei King Crimson, non ama stare con le mani in mano. Quest’anno abbiamo avuto modo di apprezzare le sue enormi qualità dietro le pelli sul disco KOI di Lorenzo Feliciati e su Inflamed Rides, il sorprendente esordio degli ORk. Nella sezione 2015 del suo curriculum si va ora ad aggiungere l’esordio del trio KoMaRa, progetto che vede Mastellotto insieme allo slovacco David Kollar (chitarra) e all’italiano Paolo Rainieri (tromba, anche lui presente in un paio di brani sul disco degli ORk). Come i lettori più attenti avranno già notato, il nome del gruppo è il risultato dell’unione della prima sillaba del cognome di ognuno dei tre.
La cover dell’album è stata curata da Adam Jones, chitarrista dei Tool, un fattore che ha permesso al trio di ricevere una certa attenzione visto che il lavoro è stato segnalato anche sulla seguitissima pagina Facebook del gruppo di Maynard & Co. Il disco è quasi interamente strumentale ed è stato presentato dalla band stessa come una sorta di colonna sonora ad un racconto poliziesco che narra le vicende di un rapimento alieno conclusosi con la morte della persona rapita. I toni sono inevitabilmente cupi, ma si alternano momenti più nervosi – con il drumming martellante di Mastelotto e i riff acidi di Kollar – che sembrano riflettere le fasi concitate del rapimento; momenti più minimali e algidi – con la tromba “ambient” di Rainieri a farla da padrone – nei quali sembra quasi di visualizzare i momenti di gelo della vittima, studiata in silenzio dall’essere extraterrestre; e infine momenti con crescendo di intensità che potrebbero narrare, in suono, le ricerche affannate della polizia.
KoMaRa è un disco coraggioso, sperimentale, non adatto a tutti e non per tutti i momenti, ma sicuramente di qualità. Peccato solo per i suoni un po’ troppo compressi: ad un disco del genere avrebbero senz’altro giovato – e non poco – suoni più dinamici e profondi.
7