(Self-released, 2011)
1. Sexess
2. Skin Seller
3. Unfaithful
4. Second Line
5. After The Sin
6. Divination
7. Black Book
8. Immortality
9. God That Could
10. Dark Art
11. Cult
Ai black metal fans: non saltate tutti in piedi sul divano,la release dei Krieg che andiamo a recensire non appartiene agli omonimi blacksters provenienti dagli U.S.A., si tratta infatti del debut album di una band tutta italiana, che porta lo stesso monicker della band di cui sopra, e che si fa alfiere di un thrash-death ibridato da diverse influenze di stampo moderno.
Nonostante questo Dead Sound Walking sia il loro primo full-length i Krieg vantano di uno staff di addetti ai lavori di una certa leva: dietro alla consolle degli Spectresound Studios vediamo Glenn Fricker in veste di produttore e James Murphy (chitarrista di band del calibro di Obituary, Testament, Death e Cancer) ad occuparsi del mastering. La pesante partecipazione di personale altamente specializzato in materia ha donato al sound della band una bella dose di energia ed omogeneità invidiabili da altre band all’esordio.
Lo stile della band si colloca, come già anticipato, tra il thrash ed il death metal ma nonostante la “botta” conferita dalla produzione granitica non ci troviamo di fronte ad una perla in fatto di originalità e qualche brano risulta essere piuttosto piatto e “freddo”, perdendo il potenziale di coinvolgimento dell’ascoltatore nonostante le variazioni da up a mid-tempo. I Krieg giocano la loro mano buttando un “all in” sull’aggressione sonora e la totale devastazione, sfornando brani dal minutaggio tutto sommato contenuto, e tra la tanta dinamica dell’approccio violento della band c’è poco spazio per articolazioni che avrebbero giovato al risultato finale di questo disco: la notevole deflagrazione sonora creata dalle chitarre perde in incisività a causa di una sezione ritmica forse troppo quadrata ed una voce non sempre abbastanza trascinante.
Non fatevi ingannare, Dead Sound Walking non ha solo aspetti negativi, in quanto la proposta della band necessita solo di essere rivisitata in alcune peculiarità e non di un rinnovo totale. Le idee alla base dei brani che compongono l’album infatti sono valide, e richiedono solamente un miglior dosaggio tra le parti più violente e quelle più groovy, magari grazie alla ricerca di passaggi più articolati, non puntando tutte le composizioni sull’effetto “in your face”.
Chiudendo i conti conveniamo che questi Krieg hanno dimostrato di avere un buon potenziale ed i mezzi tecnici per raggiungere buoni risultati. Attendiamo ulteriori sviluppi, fiduciosi nella definitiva maturazione dei Nostri, di strada da fare infondo non ne è rimasta molta. La camera ha deliberato senza unanimità, ma comunque pollice alto.
6,5