1. None Shall See Redemption
2. Lies Of The Father
3. Farewell To Grace
4. Asceticism And Passion
5. To Ashen Havens
6. Enemy Of Man
Possiamo affermare senza dubbio che il black metal sia un genere tutt’altro che morto. Dato per disperso da quanti hanno amato i gloriosi (e tristi) anni ’90, per coloro che amano la musica senza confini di sorta il genere ha conosciuto grazie al ventunesimo secolo una terza rinascita. La Polonia soprattutto ha dato i natali a numerosi gruppi che hanno rivitalizzato il genere e i Behemoth ne sono l’esempio più fulgido, ma potremmo citare molti altri gruppi che hanno fornito un interessante contributo. Si accodano alla lista i Kriegsmaschine (macchina da guerra in tedesco), attivi dal 2002 e quasi spariti dopo un full risalente a tre anni dopo, se non si considerano due split ed una compilation. Riapparsi agli inizi del 2014 (Destroyer nel frattempo si era unito agli Hate), i polacchi hanno deciso di stravolgere la propria proposta, di osare e staccarsi dall’old school per sviluppare un sound del tutto personale.
Enemy of Man suona fresco e vitale, apocalittico e maligno nonché adrenalinico e tenebroso. I Kriegsmaschine hanno adottato per il loro secondo full-length un sound che molto deve tanto ai Deathspell Omega quanto ai Behemoth, caratterizzato dalla quasi totale assenza di tremolo di chitarra, blast di batteria ed esplosioni di violenza di sorta. I polacchi suonano oggi come una versione elegante e tenebrosa (e molto spinta verso lidi post) del black metal moderno, infarcito di dissonanze, arpeggi a volontà ed una batteria splendidamente dinamica e tecnica che a tratti rimanda persino al lavoro di Jamie Saint Merat degli immensi Ulcerate. La voce ricalca molto lo stile di Nergal senza però farne lo stesso medesimo uso, assistiamo infatti di rado a grida vere e proprie mentre ci imbattiamo in una semi-recitazione; le chitarre registrate da M., invece, si amalgamano alla perfezione tra arpeggi, mid tempos e brevi sfuriate dissonanti, ma è comunque la batteria a fare la parte del vero leone.
L’unica pecca riscontrabile in Enemy of Man è la ripetitività delle soluzioni sonore. Per dirla fuori dai denti i polacchi hanno sfruttato al massimo un paio di ottime intuizioni nel songwriting arrivando in certi casi ad abusarne. Scorre infatti piacevolmente “None Shall See Redemption”, complice anche il fattore sorpresa, mentre “Lies Of The Father” convince col suo incedere ripetitivo ma trascinante (merito in questo caso delle vocals davvero suggestive e catacombali). Arrivati alla metà del platter qualcuno potrebbe sentire la stanchezza e lo straniamento prendere il soppravvento, ma chi è avvezzo a certi tipi di sperimentazione concorderà con noi nell’affermare che i Kriegsmaschine abbiano rilasciato uno dei dischi black metal più belli del 2014.
7.5