(Autoproduzione, 2012)
1. You’re Welcome
2. L’Inevitabile Pettine
3. …
4. Masticare Con Lentezza
5. Cosa Ti Ha Ridotto Ad Un Colabrodo
6. Le Grandi M
7. Chiodo Definitivo
8. Il Fiume Di Yassin… (Fine Della Fiera)
A meno che non siate grandi amanti dell’opera di Beppe Fenoglio, il nome Lamalora potrebbe non avere grande fascino per voi. Tuttavia, così hanno scelto di chiamare la propria creatura post rock quattro ragazzi di Cuneo (tra cui si celano membri di Dead Elephant, Ape Unit e The Glad Husbands), in omaggio al grande scrittore della propria terra. Il disco è stato registrato in una cascina delle Langhe, territorio al quale la band sembra essere molto legata, nonostante affermi che il tema portante del disco sia quello del viaggio: a noi piace pensare che sia un viaggio soprattutto interiore, al massimo circoscritto a quelle terre che hanno ispirato molte grandi opere della letteratura nostrana.
Il sound dei Lamalora, ad un primo impatto, appare in bilico tra post rock e math rock. Quest’ultimo elemento è presente soprattutto nella prima parte della tracklist: l’inizio arrembante a tempi dispari di “You’re Welcome” inizialmente sorprende, ed anche dopo ripetuti ascolti questo e il seguente “L’Inevitabile Pettine” risultano essere gli episodi meno digeribili del disco. “…” introduce con circospezione alla seconda parte del disco, fatta di brani vari e piacevoli che richiamano i gruppi più disparati. “Cosa Ti Ha Ridotto Ad Un Colabrodo” fa balzare alla mente gli Slint, mentre la sognante “Masticare Con Lentezza” a noi ha fatto pensare persino al prog dei Pain Of Salvation più rockeggianti. Sono tuttavia riferimenti non così evidenti e probabilmente soggettivi, dev’essere chiaro che ai Lamalora non manca affatto la personalità. Non è cosa da poco, in questo campo sempre più inflazionato. Ciò che forse non hanno abbastanza è l’audacia: il brano più bello del disco è senza dubbio “Le Grandi M”, cangiante suite di dodici minuti in cui la band di Cuneo dimostra grande padronanza dei propri mezzi e capacità tanto di emozionare quanto di far viaggiare la mente. È questo l’episodio più vario e sorprendente del disco, un gioiellino che lascia intravedere grandi potenzialità forse ancora inespresse.
In un’Italia in cui si parla sempre più (spesso a sproposito) di post rock, i Lamalora rischiano di passare inosservati in favore di nomi più “pubblicizzati” ma molto meno talentuosi. Tendiamo ad essere sempre più sospettosi verso gruppi vagamente accostabili al termine “post rock”, ma questi quattro ragazzi, con semplicità e genuino talento, ci hanno conquistato. Il loro debutto omonimo è un disco onesto e molto godibile, e per questo continueremo a seguire con curiosità la loro gesta.
7.0