(Autoproduzione, 2011)
1. Johnny Survival Pocket Guide
2. Marshmallows
3. Frange Da Indiano
4. Mollette (I Pinzi)
5. Decepticons
6. Layers
7. John Carpenter
8. John Carpenter
9. Gronka Lonka
10. Tre Tornadi Si Odiavano a Morte e Risucchiavano Le Persone Che Si Volevano Bene
11. Antartico
12. Frisbee Friends Cut Your Head
Nella Francia del Settecento, i cahiers de doléances erano quaderni compilati dal popolo con le richieste, le critiche e le lamentele da portare alle assemblee. Nell’Italia del Duemila, Le Cahiers De Doleance è il nome di un trio post rock strumentale, che nel 2011 ha fatto uscire il proprio full-length d’esordio Gamera.
Abbiamo parlato di post rock, definizione generalmente molto efficace ma che può trarre in inganno: i Cahiers (così preferiscono farsi chiamare per semplicità) devono ben poco a Mogwai et similia, ponendosi invece in una dimensione più vicina a quella di un gruppo come i Don Caballero, inserendo nel proprio sound una buona dose di noise rock alla Jesus Lizard. Parliamo dunque di una proposta impegnativa, oltre che di un disco difficile da interpretare anche dopo numerose fruizioni, che non convince appieno nonostante tutto l’impegno messo nell’assimilarlo del tutto.
Paradossalmente, infatti, a noi sembra che i pezzi più riusciti del lotto siano quelli in cui i Cahiers abbandonano questa “traccia” principale e si lanciano in digressioni più atmosferiche: “Frange Da Indiano” colpisce fin dal primo ascolto nella suo approccio fortemente melodico e anche “Layers” dà la medesima impressione, per non parlare di “Antartico”, che coi suoi otto minuti è non solo il pezzo più bello e vario ma anche il più lungo. Gli altri brani di Gamera infatti sono schegge da 2-3 minuti di chitarre vorticose e derive quasi math rock, che però il più delle volte non “catturano” e stravolgono l’ascoltatore come forse dovrebbero, complice forse una scelta di suoni eccessivamente “old school”: a volte ci sembra che manchi l’impatto giusto che riesca a tenere alta l’attenzione nonostante la complessità delle trame dei nostri. Il risultato è qualcosa che potremmo definire un noise rock “abbottonato”, ma forse la volontà della band era proprio quella di comporre musica ragionata e controllata, privilegiando un approccio cerebrale ad uno più violento e incontrollato. Tuttavia, il risultato finale non ci convince del tutto.
Solo verso la fine della tracklist ci sembra che i tre si lascino andare maggiormente ad una lucida follia: la conclusiva “Frisbee Friends Cut Your Head” è da capogiro, e si distingue tra gli altri brani anche la criptica “Tre Tornadi Si Odiavano A Morte e Risucchiavano Le Persone Che Si Volevano Bene”, probabile rappresentazione in musica di quanto è raffigurato nell’artwork (davvero molto curato e ben fatto, tra l’altro). Per il resto, ci sembra che i Cahiers / Le Cahier De Doleance mostrino buone potenzialità, ma che non le abbiano sfruttate a dovere in questa occasione, ponendosi a metà strada tra le diverse coordinate del proprio background musicale e senza osare troppo. Speriamo che superino rapidamente alcune indecisioni che minano la loro proposta (prima tra tutte, e ci sembra indicativo, quella del monicker!), e che tornino presto con qualcosa capace di farli emergere maggiormente nel sempre più fertile underground sperimentale italiano.
6.0