(Profound Lore, 2012)
1. Set Water To Flames
2. Salamandra
3. Burnt Offerings
4. Arsenikon (Faded In Discord)
5. Disease Of Fear
5. Cup Of Oblivion
Forti di un nuovo contratto con la Profound Lore Records (la label di Chris Bruni è ormai un punto di riferimento assoluto per tutti gli amanti del black metal d’avanguardia e delle sonorità sperimentali in genere) tornano i Menace Ruine, duo dark ambient / industrial / neo-folk (la definizione è dell’etichetta, noi non ce la sentiremmo di inventarci una cosa simile), con quello che può facilmente essere considerato, con le dovute proporzioni, l’album più immediato o comunque meno “impenetrabile” della loro carriera.
Alight In Ashes non ha lo stesso umore catacombale, la stessa varietà, la stessa monumentalità del precedente Union of Irreconcilables, forse il vero capolavoro della band canadese. E’ un disco a suo modo più minimale, ma che vive di una maestosità diversa, dotato di una ritualità propria che ammalia e allo stesso tempo fa rabbrividire. La musica, principalmente composta da tappeti di dissonanze, droni ipnotici e diavolerie varie ad opera di S. de la Moth, non è quasi mai dotata di quell’aggressività “black” che contraddistingueva i dischi precedenti, c’è una continua tensione alle atmosfere oniriche e spettrali, e i momenti davvero “metallici” sono limitati a impennate di elettronica distorta e schizzata ai limiti del noise (il finale di “Arsenikon (Faded In Discord)”).
Su tutto spicca l’incredibile voce di Geneviève Beaulieu, che in questo capitolo assomiglia più che mai a quella della grande sacerdotessa Nico nell’indimenticabile ed essenziale Desertshore. Il canto di Genevieve cattura l’ascoltatore e lo trascina in un vortice di visioni spettrali, attraverso litanie apparentemente infinite (ce ne accorgiamo anche sfogliando il booklet, semplice e curato) in cui non c’è traccia di veri e propri ritornelli, al massimo qualche “verso formulare” ripetuto ciclicamente, come nell’ipnotica “Salamandra”, brano per quanto possibile più immediato che, posizionato com’è dopo la lunga e stordente opener “Set Water To Flames”, funge da vero e proprio ingresso nel mondo astratto dei Menace Ruine, un mondo che verrebbe da chiamare infernale, ma che in realtà assomiglia più ad un inquietante e ammaliante gioco di specchi infiniti.
Ci sarà chi troverà questo lavoro (e questa band) noioso, come ci sarà chi lo considererà troppo lineare rispetto al precedente album. Troviamo però che Alight In Ashes, anche se privo della varietà e degli spunti maggiormente black che caratterizzavano la produzione precedente dei Menace Ruine, sia uno dei lavori più riusciti della coppia De la Moth / Beaulieu (a proposito, non è possibile che questo lavoro sia stato condizionato almeno in parte dal progetto parallelo di Geneviève con James Hamilton , i Preterite?). Non è un disco da ascoltare in ogni momento forse, ma col giusto stato d’animo Alight In Ashes sa far viaggiare la mente, tanto che arrivati alla fine non si ha quasi l’impressione di aver ascoltato un rituale lungo un’ora. Ovviamente, se siete disposti a farvi risucchiare senza compromessi dalla magia nera di questi due abilissimi stregoni musicali.
7.5