(Relapse Records 2015)
1) To the Initiate
2) Within and Without
3) Onward Procession I. These Longest of Days
4) Onward Procession II. The Soil Calls
5) Onward Procession III. The Blue Hour
6) Onward Procession IV. Return, the Heir
7) Conjunction
8) The Way Is Through
9) To You There Is No End
10) To the Garish Remembrance of Failure
11) When the Walls Fell
L’annuncio di una pausa a tempo indeterminato era avvenuta nel 2012, dopo l’ottimo With Echoes In The Movement Of Stone; ora i Minsk ritornano con questo full-length dal titolo The Crash and The Draw, che esce per la solita Relapse Records. Per l’occasione ci sono cambi di line up alla batteria e al basso/voce: in quest’ultimo ruolo infatti non è più presente il signor Sanford Parker, ora coinvolto solo in veste di produttore.
Si parte con la lunga ed avvolgente “To The Initiate”, traccia molto misteriosa, con le sue dosi di synth che accompagnano in quei vortici di riff monolitici e saturi tipici dei Minsk, capaci di produrre saliscendi emotivi davvero toccanti e di matrice puramente post metal. Nella parte centrale del pezzo troviamo anche accelerazioni atipiche per la band, ma efficaci e di spessore. I quattro lunghissimi capitoli di “Onward Procession” fanno invece calare sull’ascoltatore un senso di angoscia misto a perdizione, grazie a chitarroni sludge e inserti doom/drone capaci di generare un suono davvero straniante ma allo stesso tempo avvolgente e ipnotizzante. Dopo “Conjunction”, che con synth e chitarre semi-acustiche provvede a farci prendere ossigeno, si prosegue con la straordinaria “The Way Is Through”: la traccia inizialmente parte calda in pieno stile Minsk, per poi tramutarsi in un potente mostro sonoro fatto di bordate sludge ingolfate che cadono sulla testa come tegole dal cielo. “To You There Is No End”, con le sue percussioni tribali fini a se stesse, sembra essere un pezzo partorito per The Ritual Fires Of Abandonment e poi scartato. Arriviamo alle conclusive “To The Garish Remembrance Of Failure“, che pare perfettamente in linea con i suoni di Whit Echoes In The Movement Of Stone, e la fantastica “When The Walls Fell”, che in dieci minuti spiega perfettamente cosa sono e cosa suonano i Minsk.
Questo lavoro necessita di tanti ascolti per poter essere assimilato appieno. The Crash and The Draw è il risultato finale del percorso dei Minsk album dopo album, ovvero, usando una metafora, cosa vuol dire prendere un sasso grezzo (Out Of A Center Which Is Neither Dead Nor Alive), intagliarlo (The Ritual Fires Of Abandonment), lavorarlo (Whit Echoes In The Movement Of Stone) e trasformarlo in una cristallina pietra preziosa (The Crash and The Draw). L’album, complice alcune tinte post rock e un sapore prog, segna un’enorme maturazione per la band, diventata ora sofisticata e introspettiva, e consacra i Minsk come maestri indiscussi, capaci nell’arco di quattro album di donare inimmaginabili emozioni in musica, e di condurre ogni ascoltatore nei luoghi più bui della propria mente.
8.0