(Autoproduzione, 2011)
1. Italiani…diversamente intelligenti
2. Dio
3. Fiumi di gango
4. Morto
Nel 1992 avevo 5 anni, il Milan disputava un’altra stagione di alto profilo grazie all’aggiunta di Savićević e Papin al trio olandese delle meraviglie e, in Svezia, la Danimarca vinceva a sorpresa il campionato europeo. A quel tempo usciva il disco di debutto di quella che è tuttora la mia band preferita: i Rage Against the Machine. Il concetto di crossover era appena stato accennato, qualche anno prima, da gruppi quali Faith No More e Living Colour e, in Italia, ben poco se ne sapeva.
Nel 1992 si formano i savonesi Mistic Zippa, che, nel giro di tre anni, registrano ben 3 demo, prima di sciogliersi, in seguito alla tragica scomparsa di uno dei componenti. A ben quindici anni di distanza, accantonando gli screzi, la band si riunisce e ricomincia a suonare insieme. Gli strumenti sono un po’ arrugginiti, forse, ma la voglia è tanta, e così, da gennaio 2011, la band si chiude in studio. Il risultato è questo EP intitolato .5.. Cantato interamente in italiano e autoprodotto sotto ogni aspetto, il disco viene distribuito gratuitamente per il download. I quattro pezzi che lo compongono riprendono, appunto, il concetto di crossover e rock alternativo che tanto era in voga alla metà degli anni ’90. Si mescolano tracce di rock classico e adrenalinico che, per sommi capi, possono ricordare i Negrita dei tempi buoni, a influenze che vanno dal reggae allo ska. L’apertura del disco, affidata a “Italiani…diversamente intelligenti”, denota l’approccio a suo modo impegnato della band, lanciando un monito contro la bassezza intellettuale dell’italiano medio. Si prosegue con “Dio”, che mescola lo ska con il punk-rock di band quali Punkreas e affini. Poi c’è “Fiumi di fango”, che mantiene alto lo spessore dei testi, avvicinandosi musicalmente (forse troppo) a “Hitchin’ a Ride”, ottimo brano di casa Green Day. Infine, la conclusiva “Morto”, con una voce roca al punto giusto, che ricorda molto gli Afterhours di Manuel Agnelli, prima di distendere il ritmo grazie all’incursione di una chitarra in levare.
Passando ai giudizi finali, l’EP va sicuramente promosso sotto vari aspetti: la produzione, pur essendo “casalinga” è di indubbia qualità, e il cantato melodico risulta convincente e diretto, senza sovrapposizioni di suoni. Inoltre, la grinta dimostrata dai componenti (ormai non più “giovincelli”) e la valenza dei testi rimangono cose rare da riuscire a trovare all’interno del panorama italiano. Tuttavia, la non eccessiva originalità nella costruzione dei pezzi (che rimangono piuttosto ancorati alla tradizione del rock classico, senza sbilanciarsi in trovate eccessivamente originali) penalizza in parte l’esito finale del prodotto, che comunque rimane sopra la media e si lascia ben ascoltare.
7,5