(Temporary Residence Limited, 2012)
1. Legend;
2. Nostalgia;
3. Dream Odyssey;
4. Unseen Harbor;
5. A Quiet Place (Together We Go)
Abbiamo già avuto occasione di parlare della mancanza di ispirazione che affligge il post-rock negli ultimi tempi (anni, possiamo dire) a cui si sottraggono davvero pochi progetti ancora capaci di apportare qualcosa di significativo al genere e alla propria discografia. I Sigur Ròs ne fanno sicuramente parte, assieme a If These Trees Could Talk e, ovviamente, Mono. For My Parents è solo l’ultimo capitolo di una più che decennale carriera che giunge al suo apice con You Are There, grazie anche alla splendida “Moonlight”, e con il capolavoro Hymn To The Immortal Wind uscito nel 2009.
For My Parents, oltre ad avere già in tasca il premio come peggior titolo dell’anno corrente, segue la linea musicale intrapresa con l’ultima uscita, amplificandone le caratteristiche più astratte. Se la definizione post-rock pareva stretta alla band tre anni fa, ora essa sembra quasi ingiustificata. A questo punto si vira decisamente verso sonorità più classicheggianti, inteso come andamenti tipici della musica classica: le potenti ed evocative aperture di chitarra sono la base e lo sviluppo della musica dei Mono, musica in cui la sezione ritmica di batteria assume un ruolo che potrebbe definirsi di “percussioni”, intervenendo a mo’ di musica classica con giusto qualche tocco qua e là e un gran lavoro di piatti (eccezion fatta per “Dream Odyssey”). Accordi dilatatissimi quindi, nessuna linea vocale e un immenso lavoro di chitarra volto a ricreare l’alternarsi delle emozioni più disparate. Se ogni tanto capita si cogliere qualche affinità con i Sigur Ròs, ciò che colpisce maggiormente l’attenzione è il radicale cambiamento verso sonorità più sontuose, epiche e (quasi) cinematografiche: in questo senso come non cogliere le affinità con la colonna sonora di The Fountain di Darren Aronofsky, composta da Clint Mansell in collaborazione con Kronos Quartet e dei Mogwai ancora in stato di grazia. Come successe per Hymn To The Immortal Wind, non è facile descrivere a parole la musica dei Mono e in questo caso lo è ancor di più, vista la deriva classica che le loro composizioni stanno acquisendo; l’unica cosa che fa storcere il naso è quel vago e stucchevole senso di sdolcinato che fa capolino in più di un’occasione e che il titolo, probabilmente, vorrebbe anticipare.
Per i fan dei Mono For My Parents risulterà sicuramente un altro centro, pur se non clamoroso come il precedente disco. Purtroppo questo è uno di quegli album che col passare degli ascolti può impreziosirsi o calare terribilmente, per questo riteniamo sia meglio non lanciarsi in giudizi troppo affrettati o entusiastici e limitarci a definirlo come “buon” disco, almeno per ora.
6.5