(Weird Truth Productions, 2011)
1. The Catechism Of Depression;
2. The Waterless Streams;
3. The Bitter Veils Of Solemnity;
4. The Book Of Kings
I Mournful Congregation sono ormai un’icona per gli appassionati di funeral doom: in quasi vent’anni di attività, dal primo demo alle ultime uscite, i quattro australiani hanno sempre mantenuto altissima la qualità delle loro uscite pur riuscendo ad imprimere alla propria musica un tocco personale e riconoscibilissimo in ogni nota delle proprie canzoni. Il picco rimane probabilmente il monumentale The Monad Of Creation uscito sei anni fa a cui è seguito l’ottimo The June Frost, oltre a vari splits sparsi nella loro discografia con gruppi del calibro di Worship, Stabat Mater, Loss e Orthodox.
Ora, nel 2011, i Mournful Congregation ritornano con The Book Of Kings che si inserisce perfettamente nel loro percorso musicale ed aggiunge un altro prezioso tassello nella loro discografia. Quattro canzoni, quattro monoliti, che si concludono con la tremenda titletrack che sfiora i trentacinque minuti di durata; ma partiamo da ciò che più colpisce chi ascolta di questo album. “The Bitter Veils of Solemnity” scorre inesorabile nella sua atipicità di canzone totalmente basata su arpeggi di chitarra acustica; qui non compaiono voci in growl o pesantissime partiture, ma voci quasi sussurrate e un’atmosfera generale quasi rilassante e liberatoria, la classica calma prima della tempesta. Sembra quasi che il gruppo abbia ascoltato a ripetizione Whom The Moon A Nightsong Sings, la compilation edita dalla Prophecy lo scorso anno, in cui compaiono mostri sacri del genere quali Ulver, Empyrium, Nest, Vàli e tantissimi altri. La conclusiva “The Book Of Kings” riporta le cose alla normalità: apertura da brividi seguita da tempi lenti e dilatati, in cui si intrecciano alcuni richiami agli altrettanto intoccabili Esoteric, dove spunta nuovamente a sorpresa un intermezzo acustico che però non lascia a chi ascolta alcuna sensazione di serenità, anzi, la conclusione un po’ stile primissimi My Dying Bride porta a provare tutt’altro tipo di emozioni. Il resto del disco si assesta, ovviamente, su ottimi livelli e con episodi più in linea con la precedente produzione dei Mournful Congregation: “The Catechism of Depression” farà la felicità di tutti gli amanti del genere, così come la seconda “The Waterless Streams” contribuisce a mantenere alto lo standard di The Book Of Kings.
In un anno come questo, pieno di uscite di ogni genere, i Mournful Congregation non sfigurano affatto, anzi, nel genere sicuramente sono una fra le migliori realtà in circolazione.
Ciò che potrebbe oscurare la bellezza di questo album è la nuova uscita degli Esoteric ma, senza dover per forza fare confronti, possiamo ora fruire di The Book Of Kings senza farci troppi problemi.
7.5