(Sub Pop Records, 2013)
1. Slipping Away
2. I Like It Small
3. What to Do with the Neutral
4. Chardonnay
5. The Final Course
6. In This Rubber Tomb
7. I Don’t Remember You
8. The Only Son of the Widow from Nain
9. Sing This Song of Joy
10. Douchebags on Parade
Ammetto che vedere scritto SUB POP mi mette ancora un po’ di nostalgia. Mi torna la voglia che avevo da piccolina di andare a vedere la Seattle di cui tanti giornali, libri e film parlavano. La Seattle che ha fatto nascere l’amato e odiato suono dell’immondizia sporco e distorto: il grunge. Dopo cinque anni dall’uscita di The Lucky Ones, eccoci nel 2013 ad ascoltare Vanishing Point, nono disco dei mitici Mudhoney. Sono sempre loro, non si sono mossi di un centimetro, non sperimentano, non cambiano, è sangue puro senza contaminazioni.
Il disco è anticipato da un simpatico video del brano “I like it Small”, una canzone dal tono ironico, forse a ricordare che loro sono ancora qui nonostante tutto e sono rimasti quelli di un tempo, un pochino lontani dal mainstream ma amati da un grosso numero di fans. Credo sia da ricordare che i Mudhoney erano tra gli ascolti di Kurt Cobain assime a Sonich Youth e Pixies e nei Nirvana la loro influenza è tangibile.
Sing This Song Of Joy è il mio pezzo preferito, un po’ lento e introspettivo, invece in pezzi come Slipping Away e Chardonnay, sembra di fare un salto nel tempo a inizio anni 90. Qualcuno potrebbe pensare che una band dovrebbe anche evolversi negli anni, ma a che pro? I Mudhoney restano dei PeterPan fedeli al loro stile musicale di sempre, portando un grunge che tende al punk-rock piacevole da ascoltare nel 2013, ricordando che una parte di storia del rock moderno è stata fatta anche da loro.
Resta solo un dubbio: il disco si chiama “Punto di Fuga” e in copertina ci sono i resti di un tempio greco, che sia l’ultimo album prima di una svolta musicale o personale dei Mudhoney?
7