(Autoprodotto, 2013)
1. The Path
2. Vitriol
Un’incessante colata di ferro fuso, uno tsunami di fango e cemento. La prima sensazione che si prova è l’inevitabilità. La certezza che per quanto ci si possa agitare non si può scappare in nessun modo; sta arrivando, è fatta. I Naga hanno smesso di essere un gruppo qualunque nel momento stesso in cui il disco è cominciato.
Nati dalle ceneri (ben conservate) dei Kill The Easter Rabbit, i Naga propongono uno stoner-doom intriso di sludge e post metal, così compatto da essere quasi ossessivo, rituale, alienante. Questo è il grande punto di distacco dal gruppo precedente, nei generi e nelle composizioni più vagabondo ed esploratore. Non è necessariamente una nota negativa, anzi: perché una tale coesione funzioni c’è bisogno di parecchia esperienza. Se si vuole procedere in questa direzione, non si può che annoiare, senza un minimo di gusto.
Due tracce, ventitre minuti. Nonostante la neutralità di chi si può comunque sbagliare, l’atteggiamento nei riguardi di una demo e sempre un po’ scettico. In questo caso però, una volta sentite le prime battute ci si rende conto che si è di fronte ad un lavoro dalla qualità impeccabile, una scelta di suoni saggia e matura evidenziata da un ottimo lavoro di registrazione; una dignità sonora pubblicabile in qualsiasi modo. “The Path” non si fa attendere e parte alla grande con riff incalzanti e una ritmica impetuosa: sembra di sentire gli Yob in pellegrinaggio con gli Sleep (anche se dubito che arriverebbero mai a destinazione). L’intera canzone dispone di diversi punti d’incanto senza però trovare dei forti punti di riferimento, dei riff d’eccezione o dei tratti distintivi. La stessa situazione si può trovare in “Vitriol”, più lunga e dilatata, con molte più influenze Neurosis ed un’inclinazione ansiosa. In entrambi i brani la voce di Lorenzo è sicuramente uno dei punti di forza, contribuisce ad arricchire la psichedelia dei pezzi mantenendo intatta la struttura mantrica di tutta la parte strumentale, ben studiata seppur troppo derivativa.
Si vede da lontano che sono un gruppo degno di nota, ma i Naga devono ancora riuscire a levarsi il sale dalla coda per poter spiccare il volo, devono scrollarsi di dosso il naturale paragone con molti altri gruppi e rinnovare più efficacemente il loro songwriting. Forse dando più spazio a quella leggera intrusione space-rock? O più semplicemente arricchendo alcuni riff sottotono? Fatto sta che l’interesse è alto così come la voglia di sentir ancora parlare di loro: confido che i Naga possano far nascere una nuova stella, un’alternativa valida allo stoner-doom d’oltreoceano.
7.0