La versione ufficiale dice che i Nasum sentivano di non aver chiuso degnamente la loro carriera, e che quasi un decennio dopo la morte del cantante / chitarrista Mieszko Talarczyk (avvenuta mentre si trovava in vacanza in Thailandia, per via del disastroso tsunami del 26 dicembre 2004) i restanti membri, che intanto hanno avuto altalenanti fortune con i rispettivi progetti, abbiano deciso di organizzare il grande tour di addio che ai tempi non vollero fare e a cui per anni non hanno voluto pensare. Arruolato dunque l’ottimo Keijo Niinima degli altrettanto ottimi Rotten Sound, da molti ritenuti i diretti eredi dei Nasum al trono del grind scandinavo e mondiale, quasi tutti i musicisti che nel tempo hanno fatto parte della band si sono imbarcati in un tour europeo chiacchierato e accolto da sensazioni contrastanti. Riteniamo sinceramente inutili le discussioni sul significato di questa operazione: in molti hanno storto il naso sentendo puzza di “operazione commerciale” (ma parliamo pur sempre di grindcore!) o hanno considerato tutta la faccenda una mancanza di rispetto per il buon Mieszko, ma d’altronde anche dopo la sua morte il nome dei Nasum è diventato sempre più famoso, e i restanti membri della band hanno tutto il diritto di chiedere ricchi cachet per riproporre un’ultima (davvero?) volta i loro brani anche davanti a chi dieci anni fa non c’era, specialmente se, come abbiamo visto noi, sono ancora capaci di offrire grandi show. Buona parte della redazione di Grind On The Road non ha voluto perdersi questa grande occasione di ritrovo (tanti sono i convenuti alla data bolognese) motivata, oltre che dalla presenza come supporters dei mitici Wormrot, dall’ultimo show tenuto in Italia da una band che ai tempi dello scioglimento forzato non era già più una promessa, ma una realtà consolidata della musica estrema che nel giro di poco tempo avrebbe probabilmente soffiato lo scettro del grind ai Napalm Death. A volte capita che il corso della Storia viri improvvisamente.
Nasum + Wormrot + Diskord + Execration
XM24, Bologna
22 / 06 / 2012
Introduzione a cura di Ico
Live Report a cura di Exhumed
Live Report Nasum a cura di Exhumed e Dave
EXECRATION – a cura di Exhumed
Tocca ai norvegesi Execration dare inzio alla serata. Il quartetto di Oslo, preso possesso del palco, compie un sound-check rapidissimo ed essenziale, lancia un breve saluto al pubblico e si butta a capofitto nella propria esibizione. Sin dai primi riff pare chiarissima la proposta musicale, un death metal di vecchia scuola, 100% u.s. death style: sound marcio, pesantissimo, con alcuni rallentamenti doomy in stile Incantation. Sono proprio questi ultimi mescolati ad Asphyx e primi Morbid Angel a fungere da ispirazione per gli Execration. Ahimè, il sound pessimo del locale fatica a rendere giustizia all’esecuzione da parte dei deathsters nordici che, fortunatamente, non si perdono d’animo e continuano imperterriti il loro show. Peccato anche per la voce del singer, dotato di un ottimo growl profondo e “putrescente” messo però in secondo piano da un imperfetto bilanciamento del volume: il muro sonoro eretto dalla chitarre lo sovrastava quasi completamente, stesso discorso per la grancassa della batteria, quasi inesistente. Sorvolando su queste pesanti problematiche, si può comunque affermare la totale genuinità di quanto proposto dagli Execration, un death di vecchia scuola forse un po’ troppo debitore ai grandi nomi, ma sicuramente ben suonato, violento e crudo al punto giusto. Tanto scapocciamento e soddisfazione generale dei presenti.
DISKORD – a cura di Exhumed
I Diskord sono un combo norvegese formatosi nel ’99, ma rimasto sempre legato all’underground. Anche durante la loro performance i suoni risultano ancora un po’ stentati e impastati, comunque sia anche loro non sembrano intenzionati a farsi mettere KO dalle carenze foniche. La loro proposta è un death metal sperimentale, dalle tinte progressive; i cambi di tempo frequenti uniti a un riffing dissonante sono i due principali elementi che danno forma al sound piuttosto personale di questa band. Purtroppo il loro stile è piuttosto distante da quello proposto dalle altre band e, anche per questo motivo, di non facile assimilazione. Una performance sufficiente, ma nulla di più.
WORMROT – a cura di Exhumed
Finalmente arriva il turno del trio proveniente da Singapore, il pubblico è già in tripudio e l’atmosfera è decisamente rovente, sia in senso letterale che figurato; rapido sound-check anche per loro e subito si parte per un viaggio di sola andata verso un abisso di pura violenza sonora. Il chitarrista pare un demone scatenato mentre macina riff assassini uno dopo l’altro, batteria e voce non sono da meno, grazie a ritmiche sempre velocissime alternate a raffiche di blast da una parte e uno screaming potente e incisivo dall’altra, degno dei migliori vocalist grind. Lo show dei Wormrot è basato su un attacco frontale, senza fronzoli, e il pubblico impazzisce letteralmente per loro, lanciandosi in un mosh violentissimo, nel quale i più scatenati si tuffano in uno stage diving non-stop. Quaranta minuti per un’esibizione semplicemente esaltante e carichissima. Si esce sudati e senza un briciolo di forze, ma con il cuore gonfio di gioia, decisamente soddisfatti per l’ennesima ottima prova live del trio asiatico.
NASUM – a cura di Exhumed e Dave
Ci piazziamo subito tra le prime file, mentre i tecnici sistemano al volo la strumentazione per gli svedesi Nasum. L’attesa è febbricitante e tutti i presenti scalpitano impazienti all’idea di vedere i leggendari fondatori della scena grind nord-europea. Si attacca subito con un brano dopo l’altro, con poche pause ed una scaletta che pesca tante hit del proprio repertorio, come “The Smallest Man”, “Wrath”, “Mass Hypnosis”, “Relic” e tante altre schegge impazzite che danno vita a moshpit e circle-pit senza tregua per tutta la durata dello show. Molti sono gli estratti da Helvete e Human 2.0: canzoni killer come “Relics”, “Bullshit” e “Corrosion” non fanno prigionieri, spazzando via tutto e tutti. Gli svedesi offrono una panoramica piuttosto vasta del proprio repertorio e non sembrano minimamente provati dalla temperatura proibitiva venutasi a creare nella location, lo spettacolo continua a pieno regime: sul palco i Nasum sono praticamente impercettibili, non sbagliano e tengono il palco da professionisti senza particolari “pose” o “coreografie”, lasciando al vocalist Keijo Niinima il ruolo di mattatore della serata (in ogni caso, una temperatura più “umana” avrebbe dato anche a loro quel poco di brio in più che non avrebbe guastato…); peccato solamente per l’inconveniente tecnico che ha ammutolito per qualche brano il basso di Jesper Liveröd, ma a parte questo fortunatamente durante l’esibizione dei Nasum i suoni hanno raggiunto un livello decente, permettendo ai presenti di godersi appieno questo fantastico spettacolo.
La chiusura dello show è affidata all’intramontabile “Inhale/Exhale”, sulla quale il pubblico (ricettivo, coinvolto e scatenato dal primo all’ultimo brano) va letteralmente in visibilio, accompagnando Niinimaa cantando a squarciagola ogni singola parola. Alla fine di tutto pochi siparietti e scenate: nessun ritorno sul palco, nessun bis, solo sudore e rammarico per il ricordo ancora vivo di Mieszko e per la consapevolezza che non rivedremo più questa macchina assetata di distruzione chiamata Nasum. Tra chi ha accolto questo tour di addio con entusiasmo e chi lo ha catalogato come una farsa o un espediente per raccogliere qualche soldo facile, in barba alla memoria dello storico leader della band, noi siamo lieti di aver assistito a questo show, ed il sottoscritto in particolar modo, potendo ora affermare di aver visto una volta nella vita questa band ormai leggendaria, anche se priva del proprio storico leader.