(F.O.A.D. Records, 2011)
1. Vermi 1;
2. Autofagia;
3. S.A.;
4. Heaven Smiles;
5. Epikick;
6. Frail Bones;
7. Il Sole in Terra;
8. Il Capronero;
9. Vermi 2;
10. Gabbia di Contenzione;
11. Boot on you;
12. Mezzouomo;
13. Philo
I torinesi Nerocapra sono un trio attivo ormai da una decina d’anni: prima conosciuti solo come duo, Marco Rizzi e Dne (già inseriti nella scena noise) riescono a reclutare un batterista solo nel 2007 e due anni dopo vede la luce il loro primo demo come band a tutti gli effetti. Poco dopo nella line-up subentra un nuovo batterista, B, col quale il gruppo registra il debut album Vox Inferi nel 2011 che esce tramite F.O.A.D. Records.
In anni in cui la sperimentazione, le super produzioni, tecnica e velocità esagerate assieme alle contaminazioni più improbabili sono il marchio di fabbrica di centinaia di progetti, i Nerocapra decidono di compiere la difficile scelta di intraprendere il percorso esattamente opposto. Nonostante un monicker che fa sorridere e pensare a qualcosa di volutamente ironico o canzonatorio, i tre piemontesi fanno maledettamente sul serio (al contrario di gruppi ben più blasonati e volutamente irriverenti, ma dalla qualità musicale ben più infima): Vox Inferi è praticamente un riassunto del peggio metal di una volta, quello degli anni ’80 in cui elementi dei vari sottogeneri (quelli che oggi chiamiamo thrash, death o black) andavano a mischiarsi naturalmente, facendo la storia di un genere al di là delle semplici definizioni che si possano dare. Si può quindi parlare di Venom, Benediction, Possessed o primi Sodom per citare alcuni nomi, ma la direzione dei brani presenti in questa uscita rimane quella di un ritorno alle origini, in cui non sono i suoni cristallini a definire la qualità di un album (suono della doppia cassa, giusto per intenderci) ma è semplicemente la canzone in sé. Un occhio di riguardo pare esserci anche per un certo tipo di death svedese (Carnage, ad esempio) in brani come “S.A.”, “Mezzouomo” o “Frail Bones”,nella quale sembra comparire anche qualche spettro dei primissimi General Surgery. Buona la prova di tutti e tre i componenti, con un orecchio di riguardo per le linee vocali che costituiscono l’elemento migliore e più riconoscibile del gruppo, sarebbe solo consigliabile l’uso anche del basso per rendere più corposi e poderosi certi passaggi e magari dar vita ad una migliore omogeneità di fondo.
Vox Inferi non è un disco per tutti, chi non ama il tanto sbandierato old school non potrà apprezzare sicuramente questa uscita che comunque non rimane priva di difetti, il più grosso dei quali è la monotonia di fondo che porta a confondere un po’ le canzoni fra di loro e a un vago senso di noia verso i 3/4 della durata. Nonostante questo, lo sforzo ci sembra apprezzabile ed in parte riuscito; speriamo quindi di ritrovare i Nerocapra alla prossima uscita con un po’ più di esperienza e lavoro nel songwriting, perché le premesse ci sono tutte.
6.0