(Candlelight Records, 2012)
01. Red Tide Rising
02. Stand for Something
03. Acid Trial
04. The Filthy & the Few
05. Save Me from Myself
06. The Fog
07. Return to Mars
08. Death of Aquarius
09. The Bishops Wolf
10. A Eulogy for the Damned
Giunti alla settima fatica discografica, gli Orange Goblin hanno il compito di tenere alto il vessillo della scena stoner/doom metal inglese, a seguito del recente scioglimento dei Cathedral. A Eulogy For The Damned esce diversi anni dopo il precedente Healing Through Fire, album altalenante che alterna alcuni buoni episodi a passi falsi francamente inspiegabili. La situazione, tuttavia, è cambiata, e ce ne accorgiamo sin dai primi minuti di ascolto del nuovo disco.
L’opener “Red Tide Tising” è una vera e propria mazzata, che scuote i muri grazie ad una sezione ritmica massiccia e soprattutto ad un riffing che ricorda molto da vicino gli ultimi Mastodon. E’ un piccolo shock, perché francamente nessuno si sarebbe aspettato un sound così potente e moderno. In questo senso, “Red Tide Tising” è una summa di tutto quello che rappresentano gli Orange Goblin nel 2012: un gruppo che ha abbandonato quasi del tutto la componente psichedelica, per dedicarsi ad uno stoner massiccio, pesantemente influenzato tanto dall’heavy metal, quanto dall’hard rock di marca 70s; il tutto reso più attuale da una produzione di livello e da un riffing micidiale, in bilico tra Mastodon e Down. Certo, non mancano episodi in cui si torna tra i ranghi (le bluesy “Stand For Something” e “Return To Mars”, la notevole semi-ballad southern rock “Save Me From Myself”), ma i britannici il meglio di sé lo danno soprattutto negli assalti all’arma bianca (la già citata “Red Tide Tising”, “Acid Trial”, la riuscitissima “Death of Acquarius”).
Tutto funziona alla perfezione: Ben Ward si dimostra ancora una volta un signor cantante, ulteriormente migliorato tanto dal punto di vista tecnico, quanto da quello espressivo; delle chitarre abbiamo già parlato, e merita di essere citato anche lo splendido lavoro della sezione ritmica, sempre potente e adeguata. A Eulogy For The Damned non è un disco innovativo, anzi; però è inaspettatamente eclettico, divertente e incendiario. Gli Orange Goblin hanno fatto centro, ancora una volta.
7.0