(Southern Lord Recordings, 2015)
1. The Cliff (Vocal Version)
2. The Cliff (Justin Broadrick Remix)
3. The Cliff (Palms Remix)
4. The Wait
Nuovo EP per i Pelican, storico combo da sempre a cavallo tra il post metal e una vena rock (o per meglio dire grunge) ultimamente in palese esibizione. Come succede per ogni uscita della band, anche stavolta si spera nel miracolo, in un altro capitolo fondamentale per questo genere. Va da sé che dando un’occhiata alla tracklist di questo lavoro ogni speranza venga meno in pochi secondi. Ma senza volervi allarmare troppo ammettiamo che, diversamente da quanto è successo per gli ultimi dischi, stavolta i Pelican non risultano così deludenti.
Le tracce veramente significative di questo extended play sono, manco a dirlo, la prima e l’ultima. Per coloro che hanno buona memoria “The Cliff” altri non è che la sesta traccia del loro ultimo disco, quel Forever Becoming che ha lasciato un po’ l’amaro in bocca ai tanti sostenitori della band statunitense. Per questo EP i Pelican non hanno sicuramente speso molte energie, considerando che l’unica traccia ad essere pieno frutto del loro sacco è “The Wait”, mai rilasciata prima d’ora. Per quel che riguarda la numero uno, si ripresenta in veste di interprete quell’Allen Epley (Shiner, The Life and Times) che contribuì a rendere unico quel piccolo gioiello, apparso su What We All Come To Need, che risponde al nome di “Final Breath”. Epley è capace qui di fornire maggior dinamicità al brano, oltre che un appeal prettamente post grunge e comunque meno catartico, bensì più diretto rispetto alla sua performance precedente. I due remix sucessivi risultano gradevoli ma non fondamentali, Justin Broadrick sposta il brano su coordinate drone e industrial (niente di strano, no?), mentre Aaron Harris e Bryant Clifford Meyer riescono a risultare leggermente più vari. Giungiamo dunque a “The Wait”, che pur trattandosi di una traccia completamente nuova non sorprende più di tanto, essendo in classico stile Pelican, sempre a cavallo tra arpeggi delicati ed irruenze post mitigate da quell’imbastardimento di cui si parlava più sopra.
I Pelican con l’uscita di questo EP probabilmente intendevano farci notare che sono ancora vivi e vegeti, ma a posteriori potremmo dire che non ne sentivamo troppo la mancanza. Speriamo in ogni caso che al momento di comporre il prossimo disco non continuino nella direzione mostrata da “The Wait”, perché in tal caso potremmo definirli davvero persi e senza più inventiva. Aspettiamo fiduciosi ma pronti a non morire di delusione.
6.5