1. [Act : I] Consecration
2. Shadows Unveiled
3. Suffer Well
4. Glamour Through Debris
5. Come and See
6. Afferte Mihi Mortem
7. Use Once and Destroy
8. Remains of Eden : II
9. But, With a Whimper
10. Order of the Shadow [The Heretic Awakened]
11. Take My Hand While I Take My Life
12. [Act : I] Penance
13. The Saint and the Valentine
I Psyclon Nine sono una di quelle band che, partite da un genere di base (in questo caso l’EBM, acronimo di Electronic Body Music), nel corso del tempo sono riuscite a crearsi un nome e un sound proprio all’ interno dell’ambiente.
Inizialmente nati sotto il nome di Defkon Sodomy, i Psyclon Nine si formarono in California nel 2000, per volontà di Nero Bellum e Josef Heresy. Esibendosi localmente, si fecero conoscere essenzialmente per i shows notoriamente violenti. Partendo da Divine Infekt (2003), INRI (2005), Crwn Thy Frnicatr (2006) per poi arrivare a We The Fallen (2009) è indiscutibile che siano riusciti a crearsi un genere a sestante, rimarcandolo ulteriormente con il più recente, rilasciato dalla Metropolis Records, la quale non smentisce mai ed offrendosi sempre come un immancabile punto d’incontro della scena elettronica americana e non.
Un viaggio che ripercorre l’avvento dell’Apocalisse e la conseguente ascesa di Lucifero nell’Inferno; le contaminazioni proveniente dal mondo Black Metal non si risentono solo a livello musicale.
Quattro sono le tracce strumentali presenti all’interno del disco, entrambe degli echi furiosi e disperati che riecheggiano da lande completamente bruciate: “(Act: I) Consecration, “Come And See”, “But, With a Whimper” e “(Act: I) Penance”. “Shadows Unveiled” ci fa capire fin da subito che la strada perseguita con We The Fallen continua imperterrita, e con questa emancipazione se ne viene travolti.
“Afferte Mihi Mortem” è forse la traccia più mediocre, seguita da “Use Once and Destroy” ed il suo ritornello e ritmo incalzante. In “Remains of Eden: II”, la voce di Nero s’intercala in diversi modi, ricreando con l’ausilio di essa e vari suoni disturbanti un’ ipotetica immagine del luogo immaginato.
Con “Order of the Shadow (The Heretic Awakened)” si arriva al culmine, alla discesa tra I dannati; con ritmo costante la canzone si erge con senso apocalittico, la batteria si appoggia totalmente all’idea di accompagnare un’orda infernale a sventrare i malcapitati.
“Take My Hand While I Take My Life” e “The Saint and the Valentine” presenti verso la fine, presentano una venatura di sentimentalismo, che riconduce ad una sorta di rassegnazione, una discesa alla quale non è prevista un ritorno; forse le tracce più tralasciabili dell’intero disco.
Tutto l’album è una violenza sonora, un connubio (notevolmente) ben riuscito tra Elettronica e Black Metal, dove la voce di Nero rimane eviscerale e velenosa, acida e malsana. Già dal 2009 con We The Fallen hanno saputo dimostrare di sapersi gestire, ed oggi, con Orders Of The Shadows: Act I ne hanno dato l’ennesima conferma.
8.0