(Hydra Head Records, 2012)
1. Pyramids: Phaedra’s Love
2. Horseback: Thee Cult Of Henry Flynt
3. A Throne Without A King Pt. 1
4. A Throne Without A King Pt. 2
5. A Throne Without A King Pt.3
6. A Throne Without A King Pt. 4
Dopo un singolo uscito esclusivamente su quelli che anni fa venivano chiamati 45 giri, due split con Locrian e Voltigeurs (progetto di Matthew Bower, già nei Skullflower) e la versione in cassetta di Forbidden Planet, che nel 2011 uscirà per Relapse assieme a Impale Golden Horn dando vita a quell’uscita chiamata The Gorgon Tongue, la Hydra Head Records annuncia la pubblicazione di una collaborazione vera e propria fra Pyramids e Horseback.
Orecchie tese ed in fibrillazione quindi per questa particolarissima proposta che vede un mix fra due progetti molto originali e che hanno avuto un discreto successo di pubblico: ricordiamo a questo proposito la splendida collaborazione fra Pyramids e Nadja. Le premesse per un lavoro quantomeno interessante, se non ottimo, ci sono tutte. Purtroppo però, questo entusiasmo è destinato a scemare via via che si procede con l’ascolto del disco, ma andiamo con ordine: A Throne Without A King contiene sei tracce, quattro di pura collaborazione fra i due progetti, mentre le due rimanenti sono frutto delle menti singole di Pyramids e Horseback. “Thee Cult of Henry Flynt” è il brano presentato da Jenks Miller, che si allontana con forza da quanto fatto in precedenza; qui ci troviamo di fronte ad una base fortemente black metal, a base di drum machine e di rumorismi vari. Si potrebbe quasi pensare ad un tentativo di assimilare la lezione dei Locrian a quella di un certo Xasthur, con vocals distanti e molto vicine a quelle di Malefic. I Pyramids invece ci propongono un brano dal sapore tragico, “Phaedra’s Love”, in cui passaggi dal sapore ambient (stile collazione con Nadja) si alternano a bordate pesantissime, e francamente non troppo convincenti, di drum machine. I restanti brani, a progressione numerica da “A Throne Without A King pt.1” a “A Throne Without A King pt.4”, si orientano verso un registro leggermente diverso di influenze e sperimentazioni: la base è sempre quell’anima noise che nei rispettivi progetti rimane più in penombra, in alcuni casi sorretta da efficaci loop vicini al dark ambient (“A Throne Without A King pt.3”) o da sovraincisioni parlate (“A Throne Without A King pt.1”), ma più spesso lasciata a se stessa con poche variazioni e passaggi abbastanza inconcludenti (il finale della pt.4 o la maggior parte della pt.2).
A Throne Without a King sembra quasi uno spreco, è difficile credere che due progetti così particolari non siano riusciti a dare vita ad una collaborazione più alettante e personale, ma purtroppo succede anche questo. Chi apprezza sonorità più rumorose potrebbe trovare qualcosa di interessante in questa uscita, ma per chi scrive i brani risentono di una mediocrità quasi palpabile; in ogni caso i fan di Pyramids e Horseback sono tenuti perlomeno ad ascoltare un paio di volte A Throne Without a King, se non altro per capire a fondo il background o l’eventuale evoluzione musicale di questi due progetti.
5.0
[Questo articolo fa parte anche dello speciale dedicato a Pyramids & Horseback, disponibile qui.]