1. Cancer Mantra
2. Forget Yourself
3. The Mass
4. Viral Content
5. Turing’s Revenge
Assistiamo, ad un anno di distanza dal secondo full-length The Mother Of Virtues e dal successivo divorzio con Relapse, al ritorno dei newyorkesi Pyrrhon, nuovamente in procinto di dispensare la giusta dose di cacofonica oscurità che li ha contraddistinti sin dal (recente) debutto sotto major.
Growth Without End è, in sintesi, una sintesi: eliminate le parentesi dilatate dell’album precedente, il quartetto capitanato dal carismatico ed ugualmente inquietante Doug Moore punta alla condensazione, assestando rapidissime bordate di grind nevrotico, ultratecnico ed asfissiante. In una sorta di fusione tra Brutal Truth, maestri della dissonanza quali i Gorguts dell’imperituro Obscura e folli complessi contemporanei come Gigan e Artificial Brain, i Pyrrhon esplodono in un tripudio di nera oscurità e nevrosi assassina fatta musica.
I cinque pezzi, accomunati dal caratteristico tema centrale della cellula tumorale in costante riproduzione posta in diretto paragone con l’umanità stessa, sono assalti spietati e laceranti diretti verso l’ascoltatore; a rendere l’esperienza punitiva che è Growth Without End estremamente interessante è, però, l’intento di queste mine vaganti di veicolare un messaggio che acquisisce un valore significativo all’interno della proposta musicale degli americani. Tra i ritmi anomali e le densissime basse frequenze si muove, nel sudore freddo, la voce del frontman a cavallo tra urla laceranti e rabbiose invettive gutturali, spesso concedendosi a terrificanti intermezzi spoken word ad enunciare efficacemente le linee di testo fondamentali, affermandosi nel contempo come liricista visionario oltre che ottimo operatore al microfono. I testi infatti assurgono a chiave di volta per comprendere la musica del gruppo, giustificando la sua tendenza a porre le basi per architetture malsane con le proprie disarmonie ed alienanti seppur effimere atmosfere: la rimozione dei passaggi più “studiati” visti precedentemente permette ai Pyrrhon di esprimersi al meglio, effettuando una scarnificazione che paradossalmente diviene affilamento del sound. Un ottimo assaggio di buio in tempi dispari.
7.5