1. Dystopia
2. Venomous Tears
3. Suffocated Shouted Words
4. Let Yourself Be Cut
5. Bring My Life Back
6. Rebirth Of Enora
7. Manifesto (Tear It Down)
Nella bassa pianura emiliana, più precisamente nella bella Ferrara, nascono i Rebirth Of Enora, giovane band autodefinitasi symphotronic-core a causa delle diverse influenze musicali che li connotano: partono dal metalcore e l’heavy metal classico fino ad arrivare al mondo della musica classica passando attraverso una vena elettronica/dubstep. L’EP in questione è un concept caratterizzato da lyrics profonde ed intriganti, che riguardano il difficile rapporto dell’uomo con il mondo contemporaneo, del quale è allo stesso tempo vittima e artefice.
La prima delle sette tracce è la strumentale “Dystopia”, caratterizzata da un tenebroso e lento fraseggio di pianoforte che, per dare un paio di coordinate, ricorda gli australiani Make Them Suffer e gli inglesi Cradle Of Filth. Fin da subito i Nostri riescono a tenere alta l’attenzione dell’ascoltatore per la curiosità scaturita da questo riff, collegato alla seconda traccia “Venomous Tears”, primo singolo dell’EP nonché primo video musicale. La canzone è un terremoto, il batterista Francesco Gessi dà il tempo sul rullante prima di partire con un intricato fill di batteria che introduce lo scream del cantante Daniele Finardi. Finalmente parte davvero questo Downgrading. Il pezzo, in pieno stile metalcore, alterna micidiali breakdown a ritornelli melodici, sempre accompagnati da dei bei synth che creano un’atmosfera epica; molto bella l’idea di riprendere il riff di pianoforte del brano d’apertura e riproporlo in questa seconda traccia, creando così una struttura circolare. Alla potenza del metalcore si oppone la parte più elettronica in “Suffocated Shouted Words” e “Bring My Life Back”, nelle quali si avverte un sound a metà tra Deadmou5 ed i Noisia.
Un’altra componente di questa release sono i ritornelli alla Bullet For My Valentine, che a lungo andare risultano però un po’ stucchevoli. A parte questo, l’album scorre in maniera fluida anche grazie alle parti orchestrali, di chiara matrice classica, che accompagnano il pregevole guitar working. Per quanto riguarda le voci, Finardi è dotato di una buona estensione vocale, e viene accompagnato da tutti i componenti della band grazie a dei cori coinvolgenti. I growl e gli scream invece in alcuni passaggi risultano poco incisivi, anche a causa dello stile hardcore preponderante nel disco. Nota di merito finale per il brano auto-celebrativo “Rebirth Of Enora”, che raccoglie gli episodi migliori del lotto: l’impronta epica, la cura degli interventi vocali e gli intermezzi elettronici che si innestano perfettamente sulle fondamenta fatte di metalcore furente.
In conclusione, si può dire che questo lavoro della band emiliana sia molto apprezzabile: anche la qualità della produzione e dell’esecuzione è veramente perfetta. A questo punto vorremmo sentire un vero e proprio full-length.
7.0