(Autoproduzione, 2013)
1. Tormento Nauseabundo
2. Pùdrete en tu’ Barbarie
3. Putrefacciòn y Purulencia
4. Los Muertos Arrastandose
5. Transportando una Cabeza en el Maletero
Dai “gloriosi” anni ’80 ad oggi, l’underground hardcore, death e grind è sempre stato ricco di EPs, mini-CDs, introvabili demo di culto e così via: al di là del fascino che questi possono esercitare su un fanatico/collezionista, essi, tutto sommato, sono facilmente godibili; sovente, infatti, sono la summa dei migliori pezzi d’una band e durano poco, ergo divertono facilmente e, contro la frenesia e il logorio della vita moderna, rubano poco tempo e sono meglio d’un Cynar.
Restos Humanos, dischetto d’esordio dei death-grinders trevigiani Restos Humanos, si può tranquillamente inserire in questa ricca, prolifica e nobile tradizione, stando, però, con le orecchie all’erta, ricordandosi che non è tutto oro quello che luccica. Qualche mese fa, in sede di recensione dei nostrani Ammassado, m’ero preso del tempo per dire la mia su quanto piaccia ‘vincere facile’ alle band che millantano attitudine ispanico-terroristica à la Brujeria/Nailbomb, in un guazzabuglio super-derivativo fautore d’un grind-‘vorreimanonposso’: malgrado alcune fuorvianti premesse, ad un primissimo ed ingenuo sguardo, nel moniker della band e nella lingua adottata, questa volta, non si prospetta nessuna filippica tirando in ballo la one-man-band del colombiano, italiano d’adozione, Julian H. Serrato Rojas, cantante dei crust-corers (ottimi: ve li consiglio caldamente!) Gelo, anch’essi di Treviso. Il nostro, infatti, dimostra d’avere entusiasmo e grinta da vendere, elaborando un concept che sì, s’instrada perfettamente (e derivativamente) in una certa tradizione musicale (non la stessa dei figliastri deformi di Brujeria, Asesino e compagnia, però), ma che, per lo meno, si traduce in una musica alla quale veracità ed attitudine non mancano.
Restos Humanos, infatti, sia come band, sia come mini-cd, brilla per la sua etica do-it-yourself: autoprodotto e one-man-band (sebbene col supporto di due sessions, nelle esibizioni dal vivo); duplice scelta certamente coraggiosa, che va sicuramente premiata per la sua intenzione, nonché per il proverbiale ‘pelo sullo stomaco’. Andando, invece, ad esplorare la musica, il disco si presenta come un platter death-grind, con canzoni che raramente vanno oltre il minuto e mezzo, figlio di Autopsy (i classici accenti dei piatti sulla nota portante nei riff lenti; ma non solo), Impetigo (soprattutto in certe scelte vocali più schizzate), vitaminizzato da quel rock’n’roll necrotico fra Venom e Malignant Tumour, per una resa generale che fa riferimento – affermazione da prendere con le molle – agli ultimi grandissimi e zozzissimi Machetazo, soprattutto per l’immaginario zombie, coi soliti film anni ’70 italiani e, nel nostro caso, soprattutto spagnoli, da cui trarre l’intro. Poco su, ho affermato che i pregi principali della band sono la veracità e l’attitudine: e non c’è che da riconfermarlo, anche se, talora, sentire l’ennesimo prodotto fra -gore e -core con produzione low-fi forzatamente 80s, che, per carità, fa tanto ‘atmosfera unica e blablabla’, può onestamente stufare. Restos Humanos è un disco sicuramente animato dalle migliori intenzioni e suonato con entusiasmo, ma le songs raramente decollano – emerge giusto “Putrefacciòn y Purulencia”, scheggia di un minuto e venti secondi, in cui forti sono le anime dei primi Haemorrhage ed Impetigo – e, a volte, sono zavorrate dalla prestazione vocale, buona su timbriche più sporche e marce, tutt’altro che convincente quando si toccano i lidi del growling – il classico effetto ‘ruggito con una patata in bocca’, if you know what I mean. Le basi, comunque, per aspettarsi qualcosa d’interessante nel futuro, con le dovute migliorie, ma mantenendo sempre la stessa attitudine, il gusto per il ‘culto’ e quell’entusiasmo, ci sono eccome: al momento, il dischetto omonimo dei Restos Humanos resta un lavoro da ‘6 politico’, ma anche una nera perla per gli aficionados più trve, coloro per i quali il death metal ed il grindcore sono morti attorno al 1988.
6.0