(Inside Out, 2013)
1. New Generation Slave
2. The Depth of Self-Delusion
3. Celebrity Touch
4. We Got Used To Us
5. Feel Like Falling
6. Deprived
7. Escalator Shrine
8. Coda
L’attesa per questo nuovo album dei polacchi Riverside è stata davvero lunga, ma dopo ben quattro anni di gestazione Shrine of New Generation Slaves arriva in tutto il suo ardore sugli scaffali dei negozi di dischi specializzati, con l’arduo compito di bissare il successo del predecessore Anno Domini High Definition, che aveva già posto il combo in questionesotto una luce diversa, denotando una chiara svolta sotto il punto di vista musicale.
Con questo nuovo lavoro i Riverside si separano sempre più dalle trame prettamente progressive degli esordi per spostare gli orizzonti su territori molto più vicini all’alternative rock, senza mai commettere però l’errore di cadere nel banale, nonostante il senso di smarrimento al quale ascoltatore affezionato ai vecchi lavori inevitabilmente sentirà appena schiacciato il tasto “play”. Quelle che erano le trame intricate dell’esordio targato 2002 lasciano spazio ad una vena poetica e emozionante, tipica di gruppi come i Porcupine Tree, riuscendo addirittura a strizzare l’occhio ad un sound alternative tanto caro a Maynard Keenan e ai suoi A Perfect Circle. Le melodie, poi, sono ficcanti e vi rimarranno in testa sin dal primo ascolto, come nel caso del primo singolo “Celebrity Touch”, che vede il carismatico frontman Mariusz Duda davvero in forma smagliante; il pattern basso – batteria del bridge è di un gusto compositivo sopraffino, come lo è l’assolo che ne segue tanto semplice quanto efficace. I Riverside tengono comunque salda la loro origine stravolgendola allo stesso tempo, mantenendo la cura negli arrangiamenti, mai banali ma studiati in maniera egregia e che riescono più che mai ad essere molto diretti nella loro ricercatezza, come in “Feel like Falling” e “We got used to be”.
Echi di Opeth si colgono nella parte finale della tracklist, mescolati con maestria ad un suono che riesce ad essere debitore anche al rock anni 70, con improvvise variazioni che portano le composizioni di questo album lontane dall’essere scontate. La personalità è fuori da ogni dubbio, ed è probabilmente questo il punto di forza dei Riverside: non ci sono al momento, almeno in Europa, band che riescano a portare avanti un crossover così riuscito e allo stesso tempo strutturato. La continua ricerca compositiva è evidente e lascia ben sperare per il futuro, che sembra sempre più roseo per il quartetto di Varsavia.
7.5