(Spinefarm Records, 2012)
1. Du, Mitt Konstverk;
2. The Ghastly Silence;
3. Han Som Hatar Människan;
4. Hail Darkness HAil;
5. Det Stora Grå;
6. For The God Below
Ci siamo imbattuti negli svedesi Shining già lo scorso anno in occasione di VII: Född Förlorare, denunciando il drastico quanto repentino calo di qualità e di originalità del songwriting che affligge ormai già da qualche anno (VI – Klagopsalmer è del 2009) il gruppo capitanato dal sig. Niklas Kvarforth. Da allora sono passati giusto dodici mesi, uno split con gli italiani Monumentum e un ep dal titolo imbarazzante contenente alcune cover, fra le quali anche “For My Demons” dei Katatonia; oltre a ciò qualche giorno fa è stato reso disponibile un tremendo trailer volto a promuovere Redefining Darkness in cui Kvarforth si diletta a giocare con sangue finto, vagine di plastica e altre amenità varie.
Voi direte: “ma non ci si può basare su un trailer per giudicare un disco!”, e infatti non è ciò che abbiamo fatto. Però alla luce di svariati ascolti di Redefining Darkness ci possiamo permettere di infierire anche sugli aspetti non proprio musicali, visto che sembrano essere quelli ad attirare maggiormente l’attenzione del gruppo stesso, in particolare quelli più perversi sessualmente che ormai non fanno più notizia né scandalo già da un bel po’ di tempo. Ma veniamo alla musica: Redefining Darkness segue la scia del precedente VII: Född Förlorare senza apportarne modifica alcuna, anzi, perdendone l’unico brano degno di nota (“FFF” di cui abbiamo discusso nella relativa recensione) in favore di soluzioni ancora meno legate al passato black metal del gruppo, pur tentando di mantenerne intatta l’atmosfera. Il cantato in pulito che già ci fece rabbrividire nella scorsa uscita ritorna con prepotenza in brani quali “The Ghastly Silence” (nel cui ritornello sembra di sentire il ben famoso gruppo di Jared Leto, oltre che a regalarci un intro che ricorda il tema musicale principale di 28 Giorni Dopo) o “Hail Darkness Hail”, in cui possiamo notare anche qualche somiglianza con i Satyricon di qualche anno fa (Volcano, per intenderci), oltre a tentare un vano recupero di alcune soluzioni di IV – The Eerie Cold che non portano ad alcuna miglioria. Lo spettro dei Sentenced appare qua e là nei passaggi più rock e meno pesanti, ma purtroppo quello che giunge al nostro orecchio è una versione più che adolescenziale della proposta del gruppo che fu di Miika Tenkula (r.i.p.).
Gli Shining hanno ormai perso la bussola e si ostinano a proporre soluzioni scontate, noiose e a volte ridicole; viene naturale pensare a quel che furono fino a qualche anno fa e davvero questo cambiamento appare inconcepibile, assistere ad un declino così brusco è cosa assai rara, ma forse qui è solamente il senso di delusione a parlare. Fatto sta che se questa è la via per “ridefinire l’oscurità” in musica, noi siamo lieti di prendere ben altra strada.
4.5