(Autoproduzione , 2012)
1. Trinity
2. Naïve
3. 4 8 15 16 23 42
4. Our Father
5. Dead Man’s Curve
6. Judgement Night
7. Call & Response
8. Stockholm Syndr(h)ome
9. CPM
10. Curse Of The Living
Col senno di poi, appare chiaro che Controller dei Misery Signals fu l’ultimo bel disco partorito dalla già allora satura scena metalcore degli anni Duemila. Quell’album, uscito nel 2008, suscitò un discreto clamore (a differenza del precedente, e già ottimo, Mirrors), tanto che il numero di maglie della band dei fratelli Morgan aumentò in maniera esponenziale in giro per concerti; lo stile dei Misery Signals cominciò ad essere sempre più copiato, diventando quasi una “corrente dominante” all’interno del movimento metalcore, alternativa al revival dell’old school più classico. Da allora, le novità più interessanti in ambito hardcore son venute solo da quella “new wave” capitanata da Carpathian e Defeater, mentre tutti gli altri hanno continuato imperterriti a rimacinare idee sempre più stantie, chi più chi meno (The Ghost Inside e compagnia mosheggiante saranno anche divertenti, ma non veniteci a dire che sono originali).
Dal 2008 dura dunque il silenzio di quella ottima band, nata dalle ceneri dei sottovalutatissimi 7 Angels 7 Plagues, e questa immobilità non ha fatto che accrescerne la popolarità: per questo c’è sicuramente tanta curiosità attorno a Solace, progetto solista del cantante Karl Schubach, di cui si parla da anni ma che ha trovato concretezza in un disco di debutto solo nel 2012. Non sappiamo ancora se questo Call & Response sarà un “antipasto” in attesa di un imminente nuovo album della band madre, ma quello che è certo è che Solace riprende in pieno tutti gli elementi che hanno caratterizzato il sound dei Misery Signals, con tutti i pro e i contro che questa cosa si porta dietro: i fan sfegatati godranno moltissimo, ma noi, che comunque abbiamo apprezzato tantissimo la ricercatezza di Mirrors e soprattutto l’esplosività ragionata di Controller, rimaniamo diffidenti.
La otto corde di Schubach intreccia riff che ricordano ovviamente molto i Misery Signals, tanto che viene quasi il dubbio su chi componga i pezzi nel gruppo (no, stiamo scherzando, non viene), ma che allo stesso tempo sembrano anche strizzare l’occhio, in certi andamenti simil-Meshuggah, a quella “nuova corrente” che sta prendendo sempre più piede e che ci rifiutiamo di chiamare col nome che gli viene spesso dato (si, djent, ahinoi). Per il resto, qualcuno potrebbe rimarcare il fatto che il buon Karl sia riuscito a fare tutto da solo, ma onestamente, date le tecnologie esistenti oggigiorno, la cosa non ci colpisce più di tanto: per carità, la batteria non sembra così finta, ma il basso proprio non si sente. In fondo però la cosa per cui questo ragazzone è famoso è la sua ugola, e sulle vocals proprio non si può dir niente, perché Schubach è un vero fuoriclasse e il suo growl così ben “scandito” è riconoscibilissimo in un ambiente in cui spesso c’è troppa piattezza. Da questo punto di vista quindi assolutamente pollici in alto per lui, così come per i testi, tratto distintivo anche della band principale.
In breve, non solo buona volontà ma anche sostanza si direbbe. Il difetto principale di Call & Response è però la monotonia, problema che certo non affliggeva i dischi dei Misery Signals (ci scusiamo per la ripetitività, ma il paragone è inevitabile): se anche si parte “carichi”, si fa un po’ fatica ad arrivare alla fine dei quaranta minuti di ascolto, anche perché Karl spara tutte le cartucce migliori nella prima parte della tracklist. “Naïve”, “4 8 15 16 23 42” (ricordate Lost?) e “Our Father” (in cui compare anche Jonathan Vigil dei The Ghost Inside) sono tutte potenziali “hit”, e anche la titletrack e “Stockholm Syndr(h)ome” propongono spunti interessanti (tralasciamo invece le contaminazioni elettroniche presenti in alcuni pezzi, che sfociano nel ridicolo nell’ultima “Curse Of The Living”), ma è davvero troppo poco per soddisfare un ascoltatore un minimo esigente, e soprattutto per far alzare decentemente il voto che trovate in fondo. Se proprio siete incontenibili fan di Schubach e della sua band madre, potreste anche trovare irresistibile questo disco, ma per noi è come se fosse una raccolta di b-sides di un disco uscito quattro anni fa.
6.0