(Roadrunner Records ,2012)
01. Resistance
02. World Scum
03. Intervention
04. Gladiator
05. Legions
06. American Steel
07. Redemption of Man By God
08. Treachery
09. Plata O Plomo
10. Chains
11. Revengeance
Max Cavalera è un personaggio che potremmo definire instancabile.
Nella sua gloriosa carriera da chitarrista / cantante è sempre riuscito a far parlare di sé, dagli esordi con una delle band metal più importanti di sempre (i brasiliani Sepultura), alla sfida rappresentata dal suo impegno coi Soulfly.
Nel frattempo è anche riuscito a mettere da parte la faida col fratello Igor (nata dalla sua dipartita coi Sepultura) per il progetto Cavalera Conspiracy, fautore di due dischi di pregevole fattura: eccoci quindi, dopo un anno da Blunt Force Trauma dei fratelli Cavalera, ad esaminare l’ultimo prodotto di casa Soulfly, Enslaved.
Arrivati all’ottavo disco, il sound nu metal preponderante delle prime uscite (con tanto di featurings con gente del calibro di Grady Avernell, Fred Durst, Burton C. Bell, Chino Moreno e Corey Taylor) lascia spazio a qualcosa di diverso, e molto più metal del solito.
Enslaved segue di un anno “Rise of the Fallen”, segno che la creatività dell’italo-brasiliano in questo momento è al fervore massimo, per arrivare a dare alle stampe due dischi in così poco tempo.
Si parte con un intro suonato, “Resistance”, che lascia presagire quella che sarà la pesantezza che pervaderà tutto l’album e la seguente “World Scum” conferma tutto questo, con chitarre e riff in tipico stile death metal e un Max che sputa linee vocali ruvide accostate alla soluzione growl + scream nel featuring con Travis Ryan dei Cattle Decapitation.
L’ingresso in formazione dietro le pelli dell’ex Borknagar David Kinkade rende tutto il disco molto più tecnico e vario (almeno nelle parti di batteria) di quanto ogni album dei Soulfly fosse stato fino ad ora, ma quello che balza all’orecchio di più è la cattiveria di questa nuova formazione (al basso ora c’è Tony Campos ex Static–X e Asesino) e la volontà di suonare pesanti e senza compromessi, ascoltare per credere “Intervention” e “Legions”, in cui un fantastico assolo centrale del redivivo Mark Rizzo la fa da padrone.
C’è tempo anche per un altro featuring di altissimo livello, quello con Dez Fafara (Coal Chamber / Devildriver) in uno degli episodi più riusciti del disco, “Redemption of Man by God”, dove i due si alternano su un tappeto di doppio pedale seguito da un lavoro egregio di quello che possiamo chiamare ormai l’altro punto fisso dei Soulfly, il chitarrista (questa volta più virtuoso che mai) Mark Rizzo.
Il resto delle tracce non si discosta da questo scenario apocalittico e tetro che i nostri hanno creato in questo album, un disco senza fronzoli e che arriva al punto in men che non si dica; ci tengo a citare “Treachery” perché unisce la veemenza del combo ad un utilizzo di scale e momenti tecnici davvero ben orchestrati.
Senza mezzi termini possiamo affermare che Max e soci hanno realizzato l’episodio più pesante della loro carriera, e anche se questo non basta per far gridare al capolavoro, siamo certamente di fronte a uno dei dischi metal più “divertenti” dell’anno, che farà felici tutti gli headbangers in circolazione e che ci dimostra per l’ennesima volta la coerenza di Cavalera, che continua sulla sua strada non curante di chi e cosa vada di moda nell’ambiente, fedele solo a se stesso come ben pochi lo sono al giorno d’oggi.
7.0