(Nuclear Blast, 2011)
1. Arms Of The Sea
2. Black Horses Stampede
3. Reaching Home
4. Sanguine Draws The Oath
5. Consonant Hemispheres
6. Burning The Midnight Oil
7. Singularity
8. Minor Earth, Major Skies
9. Stoic Resignation
10. Foreclosure
11. Sketches From A Motionless Statue
Nell’underground metal degli anni Duemila ha preso piede, in forma sempre maggiore, il djent. Il termine nasce da Fredrik Thordendal deiMeshuggah, e altro non è che un vocabolo onomatopeico che emula il suono delle chitarre downtuned. Le band facenti parte di questo filone metal sono facilmente riconoscibili per i forti groove e le ritmiche sincopate ed un vasto utilizzo di poliritmie.
Seguendo quindi l’insegnamento dato, in primis, dagli stessi Meshuggah, un’enorme quantità di gruppi ha fatto proprio questo sottogenere, al punto da renderlo (come tutti i movimenti musicali “modaioli”) inflazionato, stra-abusato e spesso pervaso da produzioni piatte e senza anima. Fortunatamente negli ultimi anni abbiamo avuto l’occasione di ascoltare band che ben sanno come suonare e rendere al meglio questa tipologia di sonorità: su tutti The Contorsionist, Periphery e TesseracT.
Non potevano mancare gli olandesi Textures che, dopo tre anni dal precedente Silhouettes, tornano con il nuovo Dualism, primo album pubblicato dalla band sotto Nuclear Blast. Il grande merito degli olandesi è di aver prodotto un disco con un cuore, riuscendo ad emergere dalla scarsità di contenuti e freddezza della maggior parte dei gruppi che si cimentano in questo genere. Ottimo lavoro di layering quello ideato dai Textures: nei momenti più heavy del disco troviamo chitarroni a là Meshuggah ai quali si incorporano intrecci di stampo progressive e preziose melodie che ben si amalgamano con le ritmiche sincopate tipiche del genere. Tutto ciò avviene senza forzatura alcuna nei passaggi tra un riff ed un altro, rendendo l’album molto fluente e di facile ascolto; piuttosto che al precedente Silhouttes, a livello stilistico, Dualism è più vicino all’album di debutto della band Polar. L’intelligenza e la fluidità del disco sono tali che, se dovessimo far paragoni, nonostante i generi proposti siano diversi scomoderemmo nomi pesanti come quello dei Dream Theater.
Nota di merito al nuovo vocalist Daniel de Jongh, bravo nell’interpretare le parti di voce in modo perfetto, grazie anche ad un ampio range vocale e bravo nell’alternare harsh e clean vocals, che costituiscono comunque la fetta principale delle parti cantate. Un’altra medaglia va al chitarrista Jochem Jacobs, artefice del missaggio del disco presso i suoi Split Second Sound Studios.
Davvero un ottimo lavoro questo Dualism, che consacra i Textures come una delle band cardine del filone djent. Speriamo che venga osservato come esempio dalle band che si cimentano in queste sonorità, portando una ventata di freschezza tra la miriade di produzioni moderne piatte e stucchevoli. A dispetto della finale dei mondiali di calcio del 2010 stavolta è l’Olanda a vincere!
Voto: 8